di Giuseppe Tomassetti
Quest’anno il fenomeno dei cambiamenti climatici si è reso evidente a tutti gli operatori sia per i suoi picchi di temperatura sia per l’alternarsi di condizioni estreme, dalle lunghe siccità alle alluvioni improvvise su determinate aree. Sostanzialmente si sta passando ad una situazione di innalzamento delle medie di temperatura nella quale si avvicendano rapidamente fenomeni estremi. In queste condizioni la lettura dei dati mensili delle varie grandezze diventa un esercizio interessante e a farlo è l’ing. Tomasetti nell’articolo che apre la newsletter FIRE di metà novembre.
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Quest’anno il fenomeno dei cambiamenti climatici si è reso evidente a tutti gli operatori sia per i suoi picchi di temperatura sia per l’alternarsi di condizioni estreme, dalle lunghe siccità alle alluvioni improvvise su determinate aree. Sostanzialmente si sta passando ad una situazione di innalzamento delle medie di temperatura nella quale si avvicendano rapidamente fenomeni estremi.
In queste condizioni la lettura dei dati mensili delle varie grandezze diventa un esercizio interessante non tanto per prevedere i valori futuri quanto per evidenziare in quanti modi e per quante vie il clima fa sentire i suoi effetti sulla nostra vita quotidiana, sulle prestazioni dei nostri impianti e sulla loro salute (alluvioni, vento forte, trombe d’aria, incendi producono infatti danni che riducono, in genere temporaneamente, la potenza disponibile).
Il tema che si vuole qui analizzare è quello della quota di fonti rinnovabili nel nostro mix di generazione elettrica. Il 2023 non è ancora concluso ma ci sono degli effetti stagionali molto evidenti. Le fonti di dati utilizzati sono stati i Rapporti Mensili di Terna, disponibili a metà del mese successivo, e il programma Actual Generation, che permette di leggere le variazioni nella giornata con ritardo di poche ore, purtroppo presenta gli autoconsumi, che inglobano un 22% del fotovoltaico e una parte della produzione termica in cogenerazione, produzioni elettriche che non entrano nella rete, come fossero un’altra fonte primaria.
Questo decennio è caratterizzato da una ridotta disponibilità idraulica, scesa dai 55 TWh medi degli anni 10 ai 28 TWh dello scorso anno, quando sommando si è avuto un totale di 98 TWh da fonti rinnovabili (arrotondando: idro 28 TWh, fotovoltaico 28 TWh, eolico 20 TWh, biomasse 18 TWh e geotermia 6 TWh), in quota pari al 36% della produzione nazionale. L’analisi di questa quota, per i vari mesi del 2022, indicava variazioni dal 30% di novembre al 43% di maggio.
I primi 9 mesi del 2023 sono stati caratterizzati da un clima con un inverno molto secco con poca neve e poche precipitazioni, seguito poi da una estate molto lunga, calda e con forti precipitazioni molto localizzate; come variazione del contesto energetico emerge da una parte una diminuzione del 7% della produzione totale elettrica, dall’altra un forte aumento della capacità installata fotovoltaica.
I dati a consuntivo per il 2023 indicano condizioni diverse fra estate ed inverno. Nei 4 mesi invernali, novembre 2022-febbraio 2023, si ha una generazione media di 21,4 TWh al mese, mentre le rinnovabili sono state 7,1 TWh di media al mese (2,5 TWh idro; 1,2 PV) con un rapporto rinnovabili/totale pari al 33%.
Nei 4 mesi estivi, giugno-settembre, invece, si è avuta una generazione media di 23,2 TWh mentre le rinnovabili sono state in media di 10, 8 TWh (4,2 TWh idro; 3,5 TWh PV), con una quota di rinnovabili pari al 47%.
Si è avuto un massiccio ritorno dell’idroelettrico che dimostra di essere, ancora per qualche anno, la fonte più rilevante fra le fonti rinnovabili. L’incremento medio del fotovoltaico nei mesi estivi, di 0,5 TWh rispetto al 2022, è dello stesso ordine di grandezza dell’aumento di capacità installata; fra l’altro le temperature più alte riducono l’efficienza delle celle, per cui i picchi di potenza in primavera si registrano ad aprile.
La diminuzione della domanda appare legata alle utenze industriali mentre la domanda del settore civile si ritiene che sia aumentata per il maggiore ricorso al condizionamento.
Si può infine valutare che le rinnovabili non sono in fase con le prospettive di elettrificazione invernale con le pompe di calore, mentre sono in fase con le stesse pompe usate per il condizionamento estivo. Un aspetto che suggerisce uno sviluppo armonico delle diverse fonti, dell’eolico in particolare, nonché di una maggiore disponibilità di biocombustibili, in prospettiva da destinare alla cogenerazione, che consentirebbe un uso efficiente di questa risorsa scarsa, rispetto alla destinazione attuale alla mobilità.