Prezzi dell’energia al minimo: manna o condanna?

di Dario Di Santo e Lorenzo Tuzzolo

La pandemia da COVID-19, oltre a tutti i problemi di tipo sanitario, sociale ed economico immediatamente evidenti sin da quando è stato imposto il lockdown, probabilmente produrrà una serie di ripercussioni delle quali osserveremo gli effetti solamente nel medio-lungo periodo. Da un lato ci sono, infatti, conseguenze evidenti – come le serie difficoltà economiche per alcune attività, il tema della scuola, la sicurezza e il crollo della domanda energetica – dall’altro quelle ripercussioni più difficili da comprendere ad oggi: la crescita dello smart working e le relative ricadute o le trasformazioni del mercato dell’energia. L’articolo di apertura della newsletter FIRE del 30 giugno.

Nel periodo più buio del lockdown abbiamo visto i prezzi dell’energia, del gas naturale, del petrolio e della CO2 toccare dei livelli particolarmente bassi e, in certi casi, addirittura negativi a causa del crollo della domanda energetica. Nel mondo dell’energia i prezzi bassi sono potenziali nemici degli investimenti, necessari sia per garantire la stabilità e la qualità del sistema energetico, sia per raggiungere gli obiettivi strategici del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) attraverso l’aumento della penetrazione delle rinnovabili, l’aumento dell’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di CO2.

Una possibile conseguenza di questi ribassi potrebbe essere, infatti, il rallentamento della crescita delle fonti rinnovabili: fotovoltaico ed eolico, che cominciavano a lottare ad armi pari o quasi con la generazione convenzionale, si trovano a dovere competere con prezzi di mercato più bassi, fatto che può indurre maggiore prudenza negli investitori. Questi potrebbero infatti chiedersi se stipulare oggi un PPA (Power Purchase Agreement) possa risultare economicamente interessante, quando il mercato propone già dei prezzi molto competitivi. In realtà, sebbene sia difficile fare previsioni, un rimbalzo è atteso e si potrebbe giocare su questo per cercare di individuare condizioni per PPA interessanti per i clienti e comunque gestibili per i for- nitori. Se il prezzo del petrolio e del gas torneranno presumibilmente ad aumentare, quello dell’elettricità in Italia di penderà molto anche dalla domanda elettrica e dal mix produttivo. Già nell’ultimo aggiornamento trimestrale ARERA il segno è stato positivo per questo vettore, in ragione della crescita dei costi di dispacciamento.

Proprio i servizi di capacità e di demand response potrebbero risultare particolarmente interessanti in futuro, come opportunità per cogenerazione e fonti rinnovabili ubicate presso gli utenti. Temi su cui a nostro avviso vale la pena di ragionare. Il peggiore nemico delle rinnovabili rimangono comunque i processi autorizzativi, argomento su cui è necessario lavorare per superare barriere e ostruzionismi di vario genere.

Un altro effetto del coronavirus è stato la riduzione del prezzo della CO2 nel meccanismo dell’Emission Trading (ETS), che dai 25 €/ton pre-crisi è sceso fino a 15 €/ton per poi tornare sui 20 €/ton. Va comunque tenuto presente che dal 2021 entreremo nella fase quattro del meccanismo, che porterà nel tempo a un aumento dei prezzi in ragione dell’effettocombinato della riduzione delle quote gratuite fino all’azzeramento (a parte carbon leakage e teleriscaldamento) e dal rafforzamento della riserva di stabilità.

Il consiglio per le imprese, in questa fase di ripensamenti sul proprio core business, è di tenere conto di questo per avviare azioni mirate a rivedere prodotti, processi e filiere in chiave sostenibile. Anzi, il suggerimento per le imprese che abbiano avuto la fortuna di subire meno la crisi, è di sfruttare il momento di prezzi bassi per investire almeno il maggior budget disponibile in soluzioni mirate all’uso razionale dell’energia. Stesso ragionamento vale per l’efficienza energetica. Anche in questo caso, infatti, i prezzi energetici bassi tendono a sfavorire gli investimenti. Ma è meglio anticipare il rimbalzo come suggerito poc’anzi.

In questo periodo di incertezza, si obietterà, è difficile per un’impresa investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili, nonostante le ragioni sopra esposte. Vero. Motivo in più per affrontare il tema nell’ottica di collegare la ge- stione dell’energia al core business attraverso l’analisi dei benefici non energetici. Questo è il focus del progetto europeo M-benefits, di cui FIRE è partner.

La quantificazione delle ricadute non energetiche permette infatti di rivalutare le pro- poste di investimento conteggiando tutti i vantaggi che derivano dall’implementazione degli interventi, come ad esempio l’aumento del comfort, la salubrità e l’incremento del valore degli asset in ambito civile o il rafforzamento della proposta di valore, la riduzione dei rischi e quella dei costi non energetici in ambito industriale. Ciò, tra l’altro, può avveni- re solo grazie a una collaborazione estesa fra le varie funzioni aziendali. Collaborazione che in momenti di incertezza può favorire l’individuazione di idee innovative per migliorare il business. Per questo puntare su questo tipo di analisi può essere una via efficace per rendere appetibile un investimento anche in tempi difficili come quello che stiamo viven- do e svincolarsi davvero dall’alta volatilità dei prezzi dell’energia.

Ricordiamo che c’è ancora tempo per contattarci e unirsi ad aziende come ENI e HERA con cui stiamo portando avanti interessanti progetti pilota.

 

 

 

 

 

 

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