di Giuseppe Tomassetti
Il PNIEC prevede per il prossimo decennio di triplicare la produzione nazionale di elettricità da fonte solare, grazie anche ad una diminuzione di costo delle apparecchiature. Il Testo promuove la diffusione del fotovoltaico nelle residenze ma ignora del tutto il raffrescamento estivo.
L’analisi di Giuseppe Tomassetti, vice presidente FIRE, tracciata nell’editoriale di Gestione Energia 3-2020
Le attività di controllo dei cambiamenti climatici mediante la riduzione delle emissioni climalteranti derivanti dagli impieghi di energia, si basano su due diversi indirizzi:
- la promozione dell’eliminazione degli sprechi e dell’aumento dell’efficienza, in modo da mantenere i livelli di qualità di vita e di disponibilità di beni, con minori prelievi di fonti energetiche dall’ecosistema;
- la promozione dell’utilizzo delle fonti rinnovabili di elettricità (idro, solare, vento) e di calore (biomasse, calore ambientale, rifiuti);
Gli obbiettivi da raggiungere sono fissati dai governi dei paesi della UE in modo separato per i due indirizzi, così come sono differenti le modalità di verifica e di monitoraggio. Le varie iniziative delle imprese e delle famiglie si situano spesso a cavallo dei due indirizzi, in modo integrato, tenendo conto sia degli incentivi sia della fiscalità. Con le sue regole, il fisco penalizza diversamente le diverse applicazioni, in particolare l’utilizzo diretto dei combustibili fossili è più gravato rispetto all’all’impiego per generare elettricità.
Il PNIEC prevede per il prossimo decennio di triplicare la produzione nazionale di elettricità da fonte solare, grazie anche ad una diminuzione di costo delle apparecchiature. La maggior parte degli impianti esistenti ricevono un incentivo sulla produzione, pagato prevalentemente dei consumatori del settore civile, cedendo alla rete il surplus rispetto all’autoconsumo.
Superata questa fase, l’elettricità solare da piccoli impianti nelle residenze avrà bassi costi, ma anche basso valore di mercato, almeno per le ore diurne d’aprile a settembre; questa situazione si è già verificata quest’anno, in alcuni giorni di fine settimana. Rimarrà solo l’interesse per l’autoconsumo, questa elettricità non è garantita ma non è gravata né da oneri di sistema, né da accisa, né da IVA, quindi è a costo marginale zero. D’altra parte, esiste già un potenziale fabbisogno non soddisfatto di elettricità nei mesi estivi: il raffrescamento-
Il raffrescamento degli ambienti mediante condizionatori a pompa di calore, onnipresente negli edifici degli uffici, del commercio e della sanità, è ormai pronto alla conquista del settore residenziale, il cambiamento del clima produce estati sempre più calde, i costi ed il rumore si sono ridotti, l‘installazione è rapidissima, l’estetica delle facciate interessa meno, non c’è più la chiusura di totale di agosto, gli anziani preferiscono restare a casa al fresco.
Se l‘accumulo elettrico con batterie manterrà le sue promesse di bassi costi, affidabilità e semplicità d’uso, l’autoconsumo potrà coprire progressivamente anche i consumi serali nei mesi estivi, mentre per poter coprire i consumi invernali serviranno interventi molto più complessi.
Il risultato del diffondersi del condizionamento estivo tramite fotovoltaico sarà quello di un forte rimbalzo nei consumi; aumenterà la percentuale di elettricità rinnovabile ma servirà anche per coprire questi nuovi fabbisogni, contribuendo solo in parte alla sostituzione dei consumi preesistenti da fonti fossili. Certamente installando sistemi reversibili si potrà coprire, specie ad ottobre, marzo ed aprile, parte dei bisogni di riscaldamento; in questi mesi l’intervento potrà essere considerato nel filone dell’efficienza, con “produzione” di calore aeraulico, da contabilizzare come rinnovabile.
La diffusione del condizionamento estivo su edifici esistenti va però a contrastare gli obbiettivi di miglioramento dell’efficienza, da cui deriva l’indirizzo di promuovere ristrutturazioni pesanti e/o rifacimenti ottenendo edifici ben coibentati, dotati di ventilazione meccanica, con consumi vicini allo zero, da cui la sigla NZEB, ossia Near Zero Energy Building.
Si osserva che il tema del raffrescamento è stato finora trascurato. In Italia, come nelle altre aree del mediterraneo, siamo abituati ad avere gli edifici che respirano, specie in estate, coll’esterno, grazie a terrazzi o giardini; l’edificio sigillato è piuttosto lontano dalla nostra coltura. L’attenzione della UE, negli obiettivi e nelle normative, è generalmente concentrata sui consumi energetici più rilevanti, quelli dell’inverno e ha trascurato il raffrescamento estivo, anche per quanto riguarda la conoscenza statistica. Gli attestati delle prestazioni degli edifici riguardano esclusivamente il riscaldamento invernale; il calore della legna e il calore aeraulico prelevato dalle pompe di calore, nel passato ignorati, sono stati essenziali per rispettare gli impegni 20/20/20 della UE per il decennio scorso.
Il PNIEC, preparato per indirizzare il settore energetico nel prossimo decennio, promuove la diffusione del fotovoltaico nelle residenze ma ignora del tutto il raffrescamento e non sono stati definiti i gradi giorno estivi e i relativi fabbisogni; il condizionatore è visto come uno dei tanti elettrodomestici presenti negli edifici.