di Livio De Chicchis
Sono diverse le novità che la Legge di Bilancio 2020 (Legge 27 dicembre 2019, n.160), entrata in vigore lo scorso 1° gennaio, ha introdotto in materia di efficienza energetica e fonti rinnovabili.
Nella newsletter FIRE l’ing. De Chicchis ha sintetizzato le principali.
Per quanto riguarda il primo cluster, la manovra finanziaria è intervenuta sul meccanismo delle detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, riducendo decisamente la portata dello sconto in fattura che era stato previsto dall’ultimo “Decreto Crescita”; l’opzione rimane applicabile solo nei casi di ristrutturazione importante di primo livello, su parti comuni di condomini di importo almeno pari a 200.000 euro e con l’esclusione degli interventi antisismici. Per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici, che beneficiano delle detrazioni al 50% per le ristrutturazioni edilizie, è stata abolita la cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante per l’intervento. Per il resto vengono confermate le detrazioni esistenti.
A complemento di ciò, l’anno si è aperto con una precisazione interessante dell’Agenzia delle Entrate ad un interpello presentato (Risposta n.1 del 7 gennaio 2020) sul tema. Il credito d’imposta in argomento può essere utilizzato – mediante il modello F24 accise – per compensare il debito per le accise dovute sulla produzione e la vendita di energia elettrica e gas naturale. I piccoli installatori e le imprese edili quindi, penalizzati dall’ex sconto in fattura a causa della scarsa capienza fiscale rispetto alle multi-utility, possono cedere il credito d’imposta, a loro volta acquisito dal cessionario, al fornitore che le fornisce energia elettrica e gas naturale, con possibilità di compensazione con crediti per altre imposte.
Da citare poi il bonus facciate, ossia la detrazione al 90% sulle spese sostenute per pulitura, tinteggiatura o riqualificazione energetica delle facciate esterne degli edifici ubicati in zona A e B ai sensi del decreto 2 aprile 1968 n. 1444. Opzione discutibile visto il livello di detrazione fruibile senza necessità di conseguire miglioramenti energetico-ambientali.
Una spinta in Legge di Bilancio è stata data anche alla cosiddetta Transizione 4.0 con l’addio ai meccanismi dell’iper e super ammortamento, sostituiti da un credito d’imposta a scaglioni variabili. Nello specifico, l’iper-ammortamento verrà infatti sostituito da un credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali in ottica 4.0, avente due distinti scaglioni: il 40% per gli investimenti fino a 2,5 milioni di euro e il 20% per i beni di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni su un orizzonte di 5 anni. Il superammortamento è stato invece trasformato in credito d’imposta con un’aliquota del 6% fino a 2 milioni di euro d’investimento. Se la platea degli interventi ammessi alle agevolazioni rimane la medesima, il passaggio al credito d’imposta dovrebbe, almeno nelle intenzioni del legislatore, allargare il potenziale dei beneficiari, coinvolgendo in maniera più massiccia le PMI grazie ad una riduzione del pay-back time dell’incentivo ed un anticipo dei tempi di fruizione. Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione, che quindi si va configurando come modalità principe per la fruizione degli incentivi regolamentati nella finanziaria.
Il decreto Milleproroghe, che oramai ogni anno accompagna in pianta stabile la Legge di Bilancio, è intervenuto anch’esso in materia di energia, prorogando fino al 31 dicembre 2021 la possibilità di rivolgersi al mercato di maggior tutela per l’approvvigionamento di energia elettrica e gas. Se questo slittamento era nell’aria, a far notizia per gli operatori del settore è stato un uguale emendamento presentato da M5S, Lega e Italia Viva nell’ambito della conversione in legge del decreto, mirato ad anticipare il recepimento della direttiva FER 2 per la parte relativa all’autoconsumo collettivo e alle comunità energetiche.
Infine, il Milleproroghe stesso ha previsto il commissariamento del GSE, dopo i rumors degli ultimi mesi a seguito della revoca delle nomine da parte della Corte dei Conti, con l’obbligo di nominare un commissario e un vicecommissario entro il 29 febbraio prossimo. Ammesso e non concesso che il commissariamento sia la soluzione più giusta in questo momento, la priorità resta quella di fare in fretta ed uscire dalle sabbie mobili in cui è precipitato il meccanismo dei certificati bianchi, il malato che più ha risentito di questo clima tribolato in seno al Gestore.