Revisione dell’obiettivo sulle emissioni al 2030: quali impatti?

di Livio De Chicchis

In questo periodo di stop forzato imposto dall’emergenza COVID-19, non si fermano le attività di consultazione su provvedimenti di carattere energetico-ambientale, sia a livello nazionale che comunitario. Quasi a volerci ricordare, in maniera non sappiamo quanto voluta ma efficace, come la fase di ripartenza che abbiamo di fronte debba essere necessariamente all’insegna della sostenibilità ambientale, e quanto il voler disaccoppiare questi due concetti sia un esercizio pericoloso in un’ottica di medio/lungo periodo.

l’articolo di apertura della newsletter FIRE di metà aprile.

A livello nazionale, si è conclusa l’attività di raccolta delle osservazioni allo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva UE sull’efficienza (2018/2002) da parte della Commissione Industria del Senato, che in quest’occasione sono state trasmesse in forma documentale in luogo delle consuete audizioni. FIRE ha partecipato con le proprie osservazioni (consulta il documento inviato) cercando in primo luogo di chiarire i campi di applicazione del principio energy efficiency first, cardine dell’Unione Europea per la transizione energetica al 2030 ma spesso ancora incompreso o travisato dalle istituzioni stesse.

A livello comunitario è invece partita la consultazione riguardo l’attesa revisione dell’obiettivo europeo al 2030 sulle emissioni di gas climalteranti (GHG), che punta ad incrementare il target di riduzione “in modo responsabile” portandolo dall’attuale 40% al 55%, o almeno al 50%, rispetto ai livelli del 1990. Il target del 40% al 2030 era stato infatti fissato antecedentemente all’aggiornamento degli obiettivi sull’efficienza energetica e sull’utilizzo di fonti rinnovabili (ora rispettivamente al 32,5% e 32%), e una sua revisione per raggiungere in maniera più lineare la climate neutrality prevista per il 2050 era attesa.

La consultazione ha quindi lo scopo di raccogliere spunti da parte di cittadini e stakeholder per valutare gli impatti di un aumento dell’obiettivo in vista della futura Comunicazione finale da parte della Commissione, prevista per giugno 2021, che illustrerà in maniera definitiva l’impianto di misure di policy che verranno istituite per raggiungere il target.

Nella valutazione preliminare degli impatti previsti, predisposta dalla Commissione stessa come base di partenza per la consultazione, si distinguono tre aree di analisi principali:

impatti economici, impatti sociali e impatti am- bientali. Tra i primi spicca la necessità di evitare squilibri eccessivi in termini di investimenti tra i vari settori e di ridurre il rischio di carbon leaka- ge (delocalizzazione) nei settori più energivori. Quest’ultimo tema è evidentemente complesso per via della probabile scelta da parte di altri competitor internazionali di non seguire le ambizioni dell’Unione Europea (che ricordiamo contribuisce solo al 10% delle emissioni globali).

Tra gli impatti sociali ed ambientali, il documento segnala tra gli altri la necessità di avere competenze formate su tematiche ambientali e di green economy, e di valutare i co-benefici delle azioni da intraprendere rispetto ai soli benefici economici mici da queste derivanti.

Su questi temi FIRE è attiva da tempo, rispettivamente assicurando attività di formazione sulle tematiche dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili e promuovendo la valutazione dei benefici multipli nei progetti di efficienza, attività quest’ultima rafforzata dal progetto M-Benefits che ha introdotto una metodologia per quantificare, oltre che identificare, tali benefici.

Mettendo insieme quanto espresso nel documento di valutazione preliminare e il principio energy efficiency first, appare evidente come per centrare i target al 2030 e 2050 sia doveroso approcciare in maniera strutturata l’ultimo step dell’efficienza energetica, il più complesso: ripensare prodotti e servizi, improntando la loro proposta di valore alla gestione efficiente delle risorse. E almeno in questo, forse, la pandemia ci può aver fornito un assist in relazione allo smart working e all’uso delle tecnologie digitali.

La consultazione andrà avanti fino al 23 giugno.

FIRE è a disposizione dei propri associati che vogliano partecipare, inviando le proprie idee e i contributi all’indirizzo osservatorio@fire-italia.org

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