Povertà energetica e chiusura del mercato tutelato: considerazioni e spunti di riflessione

di Jacopo Romiti

Salvo inaspettate proroghe dell’ultimo momento, il 10 gennaio 2024 chiuderà definitivamente il mercato tutelato per tutti i clienti domestici.
Si tratta di un passaggio delicato, più volte rinviato nel corso degli anni, ma che questa volta sembra proprio destinato a concretizzarsi, spingendo milioni di utenti ancora attivi sui mercati tutelati dell’energia elettrica e del gas a scegliere un fornitore sul mercato libero. A cosa si va incontro? L’ing. Jacopo Romiti ne parla in questo articolo pubblicato sulla newsletter FIRE.

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Salvo inaspettate proroghe dell’ultimo momento, il 10 gennaio 2024 chiuderà definitivamente il mercato tutelato per tutti i clienti domestici. Si tratta di un passaggio delicato, più volte rinviato nel corso degli anni, ma che questa volta sembra proprio destinato a concretizzarsi, spingendo milioni di utenti ancora attivi sui mercati tutelati dell’energia elettrica e del gas a scegliere un fornitore sul mercato libero. Sarà comunque disponibile il Servizio a tutele graduali per chi non facesse il passaggio, ma le condizioni economiche saranno meno convenienti del mercato tutelato. Al rientro dalla pausa estiva, i mesi conclusivi del 2023 saranno dunque decisivi per comprendere in che modo verrà gestita la liberalizzazione totale del mercato, concludendo un processo durato quasi un quarto di secolo, anche dal punto di vista delle campagne informative che l’ARERA prevede di avviare sui canali televisivi.

Questo appuntamento cade in un contesto in cui persistono le turbolenze dei prezzi delle risorse energetiche, che dal 2021 non si sono arrestate, e in cui il mercato dell’energia elettrica e del gas è ancora affetto da molti dei suoi annosi malanni, per i quali sembra non sia stata ancora trovata una cura adeguata. Gli operatori attivi che propongono offerte luce e gas sono ancora troppi e offrono troppe poche garanzie; gli utenti continuano ad essere vittime di pratiche commerciali scorrette e aggressive, le tutele a protezione dei soggetti vulnerabili (anziani poveri, famiglie a basso reddito con minori, giovani disoccupati) sono insufficienti. A tutto ciò si aggiunge, ovviamente, la tempesta dei prezzi che si è abbattuta sui consumatori nell’ultimo biennio e i cui effetti, seppur calmierati rispetto a qualche mese, determineranno comunque un improvviso raddoppio (nel migliore dei casi) della bolletta rispetto al mercato tutelato. A pochi mesi da questo vero e proprio Capodanno per il settore, l’obiettivo di un mercato ben regolato, efficiente ed equo basato sulla libera ma leale concorrenza tra gli operatori, che possa condurre ad un abbassamento generalizzato dei prezzi a beneficio degli utenti, sembra ben lontano dal realizzarsi.

Allo stesso tempo appare ancora lunga la strada che conduce ad una necessaria semplificazione dei contratti di fornitura di energia elettrica e gas per facilitare la comprensione degli utenti, bombardati da un numero eccessivo di informazioni inutili e fuorvianti. Eppure, sarebbe sufficiente muoversi nel solco tracciato dai contratti di telefonia, i quali ormai da anni poggiano su due/tre parametri di riferimento ben chiari al cliente finale.

Un mercato dell’energia funzionante, che tuteli gli interessi di chi vende tanto quanto i diritti degli utenti e che protegga adeguatamente i soggetti maggiormente vulnerabili, è una necessità urgente per la società e l’economia del Paese e rappresenta lo strumento imprescindibile per il contrasto alla povertà energetica, una piaga sociale la cui incidenza, secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) presentato lo scorso giugno, nel 2021 ha toccato l’8,5%, in seguito all’aumento dei prezzi finali di elettricità e gas. A livello locale tale indice supera l’11% in tutte le regioni del Sud (con punte del 16,4% e del 16,7% in Puglia e in Calabria).

La fotografia scattata dell’OIPE è preziosa poiché costringe tutti noi ad interrogarci su un problema che, quando si dibatte di transizione energetica e di trasformazione del mercato delle commodities energetiche, viene quasi sempre trascurato o minimizzato: il coinvolgimento in questi processi anche di quei soggetti che per motivi economici sono costretti a vivere in luoghi energeticamente non confortevoli (case fredde, umide e buie d’inverno, roventi e con aria irrespirabile nelle estati sempre più torride e in generale pericolose per il ricorso ad apparecchiature di riscaldamento/raffrescamento non sicure come le stufe elettriche). Ad esempio, il rapporto ci ricorda che in Italia il 10% dei minori (circa 950 mila bambini e adolescenti) risiede in ambienti poco salubri, scarsamente riscaldati e/o raffrescati, oppure poco illuminati; questa situazione sia particolarmente esacerbata tra le famiglie di immigrati, comportando conseguenze dirette sulla salute, sullo sviluppo della persona e sulla mobilità sociale.

I numeri presentati assumono maggior valore se si considera che tra il 2021 e il 2022 l’aumento significativo dei prezzi dell’energia ha comportato un incremento di mezzo punto percentuale della povertà energetica in Italia rispetto al 2020: questo significa almeno 125mila nuove famiglie che nel nostro Paese sono entrate nello status di povertà energetica nel giro di un anno. Va inoltre considerato che gli eventi meteorologici estremi cui stiamo assistendo sempre più frequentemente metteranno sotto pressione fasce crescenti della popolazione soprattutto d’estate, a causa della maggiore richiesta di condizionamento collegata alla presenza sempre più frequente dell’anticiclone africano.

Il contrasto alla povertà energetica in Italia è una priorità suggerita anche dalla Commissione europea nell’ambito delle Council Recommendation del 2023 e, per la rilevanza dei suoi numeri, rappresenta un tema con il quale è obbligatorio confrontarsi quando si discute delle misure da implementare per raggiungere gli obiettivi sfidanti fissati dalla transizione energetica. Le politiche di contrasto messe in campo dai governi fino ad oggi hanno attutito fortemente le ricadute sociali del problema, ma si tratta di interventi legati alle necessità contingenti e non strutturali come la riduzione dell’IVA e/o degli oneri generali di sistema, i bonus energetici o le indennità una tantum.

Queste strategie di contrasto funzionano nella situazione attuale ma risultano inattuabili nel lungo periodo e comunque sono inadatte a risolvere il problema alla radice. Proprio per questo, il progetto europeo ENSMOV Plus (Evaluation, Quantification and Strengthening of the Implementation of the Policies and EM&V under Article 7 of the EED), di cui FIRE è partner per l’Italia, punta ad affrontare la povertà energetica in Europa in maniera organica attraverso gli obblighi fissati dalla Direttiva Efficienza Energetica e gli schemi obbligatori di efficienza energetica dei Paesi membri.

Gli schemi obbligatori di efficienza energetica (come i certificati bianchi nel caso dell’Italia) e le cosiddette misure alternative (come le detrazioni fiscali e il conto termico nel nostro Paese) costituiscono gli strumenti più importanti per il raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico fissati dall’ex art.7 della Direttiva, ma al momento meno della metà dei Paesi membri contemplano misure di contrasto alla povertà energetica all’interno di questi meccanismi. I Paesi che si sono mossi in tal senso (come Austria, Croazia, Grecia) hanno previsto maggiorazioni sui risparmi conseguiti se raggiunti negli edifici in cui vivono famiglie in povertà energetica e programmi di finanziamento specifici per la realizzazione di investimenti rivolti a queste fasce deboli. Si tratta di iniziative importanti che il progetto ENSMOV Plus mira a diffondere in tutti i Paesi membri poiché realizzare una transizione energetica equa significa coinvolgere anche e soprattutto i soggetti che vivono ogni giorno sulla propria pelle gli effetti negativi di un mercato iniquo, incapace di autoregolarsi e di tutelare adeguatamente chi ne ha più bisogno. Le politiche di supporto all’efficienza energetica, se adeguatamente gestite, possono aiutare ad affrontare la povertà energetica in maniera strutturale, ad esempio intervenendo sulle abitazioni in cui i soggetti vulnerabili vivono ogni giorno con programmi di efficientamento e messa in sicurezza. Una parte da protagonista possono recitarla anche le comunità energetiche purché la loro azione si estenda oltre la produzione a fonti rinnovabili, comprendendo servizi per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica.

La consapevolezza su questa problematica negli ultimi anni è cresciuta, soprattutto perché sono aumentati i dati a disposizione e le rilevazioni sui territori che hanno consentito di raggiungere una panoramica soddisfacente benché ancora incompleta della situazione (l’istituzione dell’Osservatorio nazionale della povertà energetica è avvenuta solo nel 2019). Come FIRE intendiamo continuare ad impegnarci all’interno dei progetti europei di cui siamo partner affinché l’attenzione su questo tema resti alta così da realizzare una transizione energetica che apporti realmente benefici a tutti e che non lasci indietro proprio le persone più vulnerabili che, al contrario, dovrebbero essere quelle maggiormente coinvolte in questo processo di portata storica.

Su questi temi FIRE sta attivamente collaborando con il Coordinamento FREE per presentare una proposta di modifica delle politiche di supporto all’efficienza energetica nel settore degli edifici, in grado di rispondere agli obiettivi comunitari in termini di riduzione delle emissioni di gas serra e di offrire un sostegno adeguato a tutte le fasce di popolazione. Proposta che sarà condivisa a breve sui nostri canali di comunicazione.

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