di Dario Di Santo
L’efficienza energetica, combinata con l’adozione di fonti rinnovabili, rappresenta lo strumento principale per ridurre le bollette delle amministrazioni pubbliche e contenere le emissioni di gas climalteranti. Il contrasto al cambiamento climatico, insieme alla riduzione dell’esposizione ai prezzi di elettricità e combustibili e alla garanzia dei vari servizi essenziali fondati sull’uso dell’energia – quali comfort, salute, sicurezza, acqua, beni di prima necessità, mobilità, etc. – sono fra le principali ragioni per cui un’amministrazione dovrebbe intervenire migliorando l’uso di questa risorsa.
L’amministrazione pubblica gioca tra l’altro un ruolo fondamentale in tale percorso, in quanto unisce un ruolo privatistico (la gestione del proprio parco immobiliare e delle proprie utenze tecniche) e uno pubblico (pianificazione e regolazione a livello territoriale, informazione e ruolo esemplare, gestione delle risorse per la promozione della green economy e per il contrasto alla povertà energetica). Purtroppo nel 2021 hanno nominato solo 7 Regioni, 20 province, 37 comuni capoluogo, 6 città metropolitane e 44 comuni non capoluogo (dovrebbero essere dalle 5 alle 10 volte di più!). Anzi, le nomine si sono rivelate in diminuzione rispetto all’anno precedente. Questo articolo è dedicato proprio all’energy manager che manca dove ce ne sarebbe più bisogno.
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