Luca Bertoni, EGE SECEM
L’edizione del Corriere Economia dello scorso 31 ottobre, in un sincero e significativo articolo, illustrava le attuali condizioni di mercato dei crediti di imposta, generati dagli interventi edilizi che consentono di raggiungere gli obiettivi energetici previsti dall’art. 199 del DL 34/2020.
Sulla base del suddetto articolo e della propria esperienza sul campo, l’ing. Bertoni, energy manager ed EGE SECEM, ha commentato ciò che sta determinando il 110%.
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L’edizione del Corriere Economia dello scorso 31 ottobre, in un sincero e significativo articolo, illustrava le attuali condizioni di mercato dei crediti di imposta, generati dagli interventi edilizi che consentono di raggiungere gli obiettivi energetici previsti dall’art. 199 del DL 34/2020.
Secondo il Corriere Economia le principali banche si assestano oggi su un prezzo di acquisto del credito che varia dal 94% di Poste Italiane e Intesa San Paolo al 95,04% di BNL: da precisare che la percentuale si applica sulla spesa effettuata.
Ciò significa che Poste Italiane acquista, pagandolo 94, un credito che vale 110 ed è recuperabile in quattro anni: il tasso finanziario, ossia l’interesse maturato da Poste Italiane, è pari al 6,6% annuo.
Nell’ultimo mese e mezzo è capitato, nelle Provincie in cui opero (Milano, Lodi e Bergamo), che quasi contemporaneamente alcune banche hanno interrotto, con diverse imprese, pratiche di cessione del credito già avviate.
Contemporaneamente le diverse imprese, nelle tre provincie, hanno trovato un acquirente disponibile e girato le possibili cessioni verso il medesimo soggetto X operante nel campo dell’energia, il quale acquista il credito al valore di 88 (salvo un caso, in cui è comparso anche un “advisor”, che per il disturbo si trattiene il 3%, riducendo il prezzo di acquisto a 85).
In questi ultimi casi il tasso finanziario applicato, ossia l’interesse maturato da chi acquista il credito, risulta essere pari al 9,56% nel primo caso, e del 11,15% nel secondo caso.
Ricordo che, a seguito dell’aumento di 0,75% del tasso di interesse deciso la scorsa settimana dalla BCE, il tasso principale è salito al 2%, il tasso sui depositi all’1,5% e il tasso sui prestiti marginali al 2,25%.
Sovviene, a questo punto, un’altra domanda: il soggetto X operante nel campo dell’energia cosa fa dei crediti acquistati ad un prezzo che, considerate le condizioni oggettive in cui versano, tante imprese si trovano costrette a subire?
Ha capacità fiscale per assorbirlo al proprio interno?
Lo cede ad una delle banche citate dal Corriere Economia?
In quest’ultimo caso, azzardiamo un’ipotesi: se cedesse il credito acquistato al prezzo 88 ad una banca che lo acquista, come abbiamo visto, al prezzo 94, quale sarebbe la remunerazione dell’investimento effettuato nell’acquistare crediti di imposta generati dal Superbonus 110?
I conti sono presto fatti: 72% annuo se la vendita avviene entro un mese dall’acquisto, 48% entro un mese e mezzo, 36% entro due mesi.
Ma ciò che davvero rende triste tutta la vicenda è il pensiero che, in questi casi, il denaro che lo Stato (e quindi tutti noi) ha investito per il Superbonus 110, per più di un quinto sfuma in oneri finanziari.
Aggiungiamo anche un pò di IVA…. Tolgiamo spese tecniche….. Cosa rimane?