di Jacopo Romiti e Dario Di Santo
La Commissione europea rilascia report trimestrali che analizzano la situazione del mercato dell’energia elettrica e del gas, esplorando i fattori alla base delle variazioni di prezzo e volume e l’interazione tra i diversi attori del mercato. A dominare l’analisi del terzo trimestre del 2022 vi è la corsa al rialzo dei prezzi, una sfida che sta impegnando tutta l’Unione e che le istituzioni comunitarie stanno cercando di affrontare con i mezzi a disposizione.
L’articolo, che ha aperto la newsletter FIRE di fine gennaio, illustra una panoramica sul tema.
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Nel terzo trimestre del 2022, i prezzi all’ingrosso del gas sono saliti ai massimi storici a fine agosto (sopra i 300 €/MWh), conseguentemente al rallentamento delle forniture da parte della Russia sul gasdotto Nord Stream 1, per poi ridursi nelle settimane successive parallelamente al riempimento degli stoccaggi.
Nel periodo considerato, l’UE ha intensificato gli sforzi per affrancarsi sempre più dal gas russo, facilitati dal contenimento dei consumi che rispetto allo stesso periodo del 2021 sono diminuiti dell’8% (-5,1 miliardi di metri cubi) e dall’esplosione delle importazioni di GNL (+89% su base annua). Il concerto di tali fattori ha permesso di portare la quota di gas importato direttamente dalla Russia all’11% del totale delle importazioni di gas extra-UE.
Nell’analisi dei contributi dei singoli Paesi all’aumento delle importazioni di GNL, spicca il caso dei Paesi Bassi in cui si è registrato un +300% di gas liquefatto importato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Molto rilevanti anche i contributi di Belgio (+256%), Francia (+134%), Polonia (+73%) mentre l’Italia ha registrato un aumento più contenuto (+27%) anche a causa della scarsa capacità di rigassificazione.
Gli Stati Uniti si confermano il principale fornitore di GNL per l’UE (40% delle importazioni totali); nel solo III trim 2022 sono stati importati dagli USA 13 miliardi di metri cubi (le importazioni di GNL dell’UE dagli USA sono state complessivamente pari a 22 miliardi di metri cubi nel solo 2021). Su base annua, le importazioni di GNL dagli Stati Uniti sono più che triplicate, con un aumento del 203%, e la quota degli Stati Uniti sul totale delle importazioni di GNL dell’UE è aumentata di 15 punti percentuali. Da sottolineare che per l’Italia il principale fornitore non sono stati gli USA ma il Qatar (61% delle importazioni totali).
La strategia europea ha puntato decisamente sul riempimento degli stoccaggi tanto è vero che alla fine di settembre il tasso di riempimento medio dell’UE ha raggiunto l’89%, 14 punti percentuali in più rispetto allo stesso giorno del 2021. Prima della stagione estiva, l’obiettivo dichiarato per gli stoccaggi da conseguire entro il 1° novembre era l’80%, soglia che è stata raggiunta già alla fine di agosto. Lato domanda, da luglio a settembre 2022 l’Italia si conferma il Paese con il maggiore consumo di gas (12,3 miliardi di metri cubi), seguita da Germania, Spagna, Paesi Bassi, Francia e Polonia.
I progressivi rallentamenti delle forniture di gas sul gasdotto Nord Stream 1 hanno generato un rilevante impatto sul già teso mercato elettrico che, nell’ultimo trimestre 2022, ha risentito anche della scarsa operatività del parco elettronucleare e della debole produzione idroelettrica causata dalla siccità.
I prezzi dell’energia elettrica all’ingrosso sono aumentati considerevolmente in quasi tutti i mercati europei su una forbice molto ampia (dal 25% a oltre il 300%). I maggiori aumenti anno su anno si sono registrati in Francia (+342%), Austria (312%) e Slovacchia (+310%), Italia e Malta (rispettivamente 472 e 460 €/MWh) in aumento del 279% e del 238% rispetto al terzo trimestre 2021.Le lacune lasciate dagli impianti nucleari e da quelli idroelettrici sono state in parte colmate dalla produzione fotovoltaica (+16 TWh rispetto al III trim 2021), da quella eolica onshore (+4TWh) e dal potenziamento di impianti alimentati a carbone. La strategia del potenziamento degli impianti a carbone è stata adottata soprattutto da Germania, Italia e Paesi Bassi: in questi Paesi i governi hanno varato provvedimenti specifici per rilanciare impianti dismessi, eliminare parte dei meccanismi sanzionatori per le emissioni carboniche e stimolare la produzione di carbone nazionale. Questa linea è stata seguita convintamente dalla Germania per tamponare gli effetti della dismissione del parco elettronucleare, mentre la Spagna ha scelto di intervenire direttamente con sovvenzioni pubbliche per stimolare la produzione di energia elettrica da impianti a carbone (incrementata del 111%).
Nella classifica degli aumenti del prezzo al dettaglio, l’Italia si colloca al primo posto (a pari merito con Malta) con un +64% rispetto allo stesso periodo del 2021, seguita da Belgio (+59%) e Germania (+58%). Come noto, l’Italia paga il dazio di essere fra i principali produttori di energia elettrica da gas (nel terzo trimestre 2022 la generazione a gas ha rappresentato il 54% della produzione totale) cui si sono aggiunti gli effetti della siccità che hanno portato ad una contrazione della produzione idroelettrica del 34%.
La riduzione della domanda di gas naturale nell’ultimo trimestre 2022, dovuta in buona parte all’autunno mite e alle misure adottate sui tempi di accensione degli impianti termici, ha contribuito a ridurre la pressione della domanda e dunque i prezzi del gas, scesi sul mercato TTF dai 200 €/MWh di fine settembre ai circa 60 €/MWh di inizio gennaio (vale la pena ricordare che nel nostro Paese abbiamo numerosi diversi costi di acquisto del gas naturale per chi opera lato offerta, non a caso la stima del report europeo passa dai circa 75-80 €/MWh medi sul terzo trimestre di LNG e gas algerino ai circa 200 €/MWh del mercato spot).
Meno lineare l’andamento del PUN, che, dopo essere sceso dai 543 €/MWh di agosto ai 211 €/MWh di ottobre, è risalito a dicembre a 295 €/MWh per poi portarsi intorno ai 170 €/MWh della prima metà di gennaio. Nei prossimi mesi molto dipenderà dall’andamento di domanda e offerta, dalla disponibilità di acqua per l’idroelettrico e dall’effetto delle misure di contenimento dei consumi.
Questi scenari sono la dimostrazione che è necessario definire un programma ambizioso e forte per l’efficienza energetica. Proprio di recente abbiamo parlato del potenziale di risparmio energetico nel settore degli edifici (oggi il pacchetto detrazioni fiscali vale oltre 450 milioni di m3 di gas naturale in meno l’anno, ossia un 20% circa dei consumi finali di gas per residenziale e terziario).