L’energy manager, perno per una corretta gestione dell’energia

di Livio De Chicchis

Oggigiorno l’energy management va oltre la gestione dell’energia, abbracciando  a tutti gli effetti il vasto campo della sostenibilità. A sua volta anche l’energy manager ha accresciuto le sue competenze per soddisfare le nuove esigenze e raggiungere gli obiettivi fissati dalle organizzazioni (enti o aziende) per cui lavora.

In questo articolo, che apre il focus di Gestione Energia – rivista FIRE – pubblicato qualche giorno fa, l’ing. De Chicchis, anticipa qualche spunto emerso dalle esperienze descritte negli articoli degli energy managar coinvolti.

 

 

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È evidente come nell’ultimo periodo si stia purtroppo parlando poco e male di efficienza energetica. Poco, perché nell’ampio calderone della transizione energetica vengono spesso privilegiate soluzioni più semplici e accattivanti, quali ad esempio le fonti rinnovabili, col rischio di dimensionare in modo errato gli impianti e di non cogliere i possibili benefici legati a un approccio olistico. Male, perché quando se ne parla si discute spesso di aspetti secondari: esempio lampante è la proposta di aggiornamento della direttiva EPBD, in merito al quale il dibattito pubblico si è concentrato sull’opportunità di portare la classe energetica degli edifici in classe D – secondo una classificazione da rivedere con nuove regole e dunque parlando di numeri non attendibili – piuttosto che sull’utilità e i benefici di una riqualificazione del nostro patrimonio edilizio.

Eppure l’efficienza energetica, nonostante la sua generale complessità (anche se è bene comunque segnalare i tanti interventi di carattere gestionale che consentono di ridurre gli sprechi con un effort contenuto), rimane un aspetto fondamentale da perseguire. La minimizzazione della domanda di energia dovrebbe infatti essere propedeutica – almeno in termini di pianificazione – alla produzione di energia da FER, in modo da evitare sovradimensionamenti degli impianti che possono impattare sulla rete, sugli spazi dove installare gli stessi e sulla filiera, visto l’attuale mercato corto di materie prime necessarie per produrre gli impianti.

Un approccio di questo tipo lo si ritrova nelle esperienze contenute in questo numero, tutte guidate dal lavoro di un buon energy manager.

Quest’ultimo, come andiamo dicendo da sempre, è la figura chiave per gestire al meglio l’energia all’interno delle organizzazioni. In Italia si collega a un obbligo di legge, con la 10/91 che obbliga le imprese con consumi superiori a 10.000 tep nel settore industriale, e 1.000 tep negli altri settori, a nominare annualmente questa figura; il suo sviluppo e la numerosità delle nomine nei settori industriale e terziario dimostrano l’efficacia di dotarsi di un energy manager e metterlo nelle condizioni di lavorare al meglio, come dimostrato nei casi di successo raccontati di seguito.

FIRE, soggetto incaricato di gestire le nomine su incarico a titolo non oneroso da parte del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica, ogni anno pubblica le statistiche nel relativo rapporto. I dati riferiti al 2021 hanno visto una decrescita del numero di nomine rispetto al trend di leggera crescita che caratterizzava gli ultimi anni. Questa decrescita è più marcata per i soggetti obbligati, ossia coloro i quali hanno consumi superiori alle soglie di legge, ed è comunque contenuta su livelli relativi proprio nei settori della manifattura e del terziario. La spiegazione di questa decrescita può essere ricercata nella riduzione dei consumi energetici dovuta alla crisi, che può aver portato diversi soggetti sotto la soglia di nomina. In questo quadro, continuano infatti a crescere le nomine volontarie, da parte di soggetti che non ricadono nell’obbligo ma ritengono opportuno dotarsi di una figura che si occupi dell’ottimizzazione dell’uso dell’energia: questa numerosità delle nomine volontarie può essere interpretata come la testimonianza dell’efficacia della presenza di un energy manager nelle organizzazioni che nominano.

Nel panorama nazionale, la pubblica amministrazione soffre di una diffusa inadempienza all’obbligo di nomina, foriera nella maggior parte dei casi di un livello di attenzione minore al tema dell’energia. Nel comparto si segnalano però degli elementi di eccezione che possono dare fiducia in vista del prossimo futuro:

  • la buona presenza di nomine volontarie in questo settore, anche grazie alle iniziative intraprese da alcune Giunte (es. Regione Sicilia che ha vincolato il finanziamento del PAESC alla nomina di un energy manager);
  • esperienze quali quella del Comune di Prato (esposta nel webinar di presentazione dell’ultimo rapporto), che si è configurato come realtà virtuosa dal punto di vista dell’efficienza energetica sviluppando un proprio piano operativo e seguendo gli obiettivi SDGS (Sustainable Development Goals).

Riguardo il ruolo dell’energy manager, dagli ultimi dati emerge che due terzi degli energy manager nominati sono figure interne all’organizzazione, mentre la restante quota parte è nominata come consulente esterno. Il 70% di questi ultimi è in possesso della certificazione da Esperto in Gestione dell’Energia (EGE) che attesta le competenze ai sensi della norma di riferimento (UNI CEI 11339): è consigliabile, infatti, che le realtà che nominino un consulente esterno si rivolgano a professionisti certificati. Tra gli energy manager interni questa percentuale è più bassa (21%), sia perché in non sempre le organizzazioni nominanti hanno interesse a sobbarcarsi i costi della certificazione in assenza di benefici diretti, sia perché in alcuni casi gli energy manager nominati sono figure di inquadramento più elevato, che auspicabilmente hanno una maggiore capacità di incidere sulle scelte aziendali, ma spesso non svolgono con continuità le attività operative tecniche necessarie per mantenere la certificazione.

Il ruolo dell’energy manager assume una rilevanza particolare in quelle imprese che scelgono di intraprendere un percorso continuo al miglioramento energetico attraverso l’implementazione di un sistema di gestione dell’energia (SGE) certificato ISO 50001. A riprova di ciò, dall’ultimo rapporto emerge come i soggetti che hanno nominato un energy manager siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia, risultano essere più di 300, circa l’8% in più̀ rispetto allo scorso anno. Un sistema di gestione dell’energia amplia infatti il ruolo dell’energy manager e ne aumenta l’efficacia, in quanto lo inserisce in una politica energetica aziendale definita, con obiettivi quantitativi espliciti, ed estende la sua area di attività a tutte le funzioni aziendali attraverso apposite procedure. Le testimonianze contenute in questo numero evidenziano in particolare la peculiarità dell’energy manager nel coordinare le attività all’interno di realtà multi-sito che hanno scelto di implementare un SGE su tutti i propri stabilimenti.

Uno strumento a disposizione delle imprese per sostenere gli investimenti sono i contratti di performance energetica (EPC), che garantiscono una riduzione dei consumi energetici verificata e monitorata. L’esperienza di Bricofer riportata in seguito mostra come il protocollo di misura e verifica delle prestazioni (IPMVP) si integri al meglio all’interno di un contratto EPC, riuscendo a realizzare risparmi energetici anche superiori a quelli contrattualizzati.

Uscendo dal confine classico della gestione dell’energia, l’energy management abbraccia oramai a tutti gli effetti il più vasto campo della sostenibilità, legame che verrà approfondito in alcuni degli articoli successivi sia a livello pratico che comunicativo. Temi quali il Corporate Carbon Footprint e relativi piani di decarbonizzazione diventano oggi vitali per le imprese, e all’energy manager viene spesso richiesto di padroneggiale. L’esperienza di Coca Cola sul packaging, riportata successivamente, è invece un esempio di economia circolare, aspetto da considerare per ridurre le ricadute e gli impatti ambientali di prodotti e servizi.

Insomma, di carne al fuoco ce n’è molta e spero che le esperienze che troverete nei prossimi articoli possano dare un tocco di concretezza in più. Ricordo che il 30 Aprile è il termine ultimo fissato da legge per effettuare la nomina, per cui l’invito è di provvedere entro tale data ad inviare la comunicazione tramite piattaforma NEMO. Visto l’usuale affollamento di nomine nei giorni immediatamente precedenti la scadenza, se possibile è consigliabile procedere con un minimo di anticipo soprattutto al fine di ottenere un supporto tempestivo qualora ce ne fosse necessità.

Vi diamo infine appuntamento al webinar sui Sistemi di gestione dell’energia il 20 aprile e alla conferenza SECEM il 9 e 10

Nel frattempo, buona lettura! Qui il numero di Gestione Energia

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