di Franco Feliciani, energy manager
Come stanno affrontato la transizione energetica gli energy manager? Cerchiamo di capirlo proprio con loro grazie ad una serie di articoli a firma di chi, per l’appunto, la vive sul campo questa fase storica.
Iniziamo con il pubblicare questo contributo di Franco Feliciani, architetto, da anni energy manager nominato in diverse realtà.
Feliciani sottolinea nell’articolo: “Possiamo certamente affermare che il cardine di ogni processo di transizione energetica è l’energy manager, a condizione che non si ponga come battitore libero e solitario, ma ricerchi una interazione coordinata e continua con gli organismi di gestione di ogni organizzazione“.
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Da anni si parla di sviluppo sostenibile. Il percorso è stato avviato ma i risultati non sono quelli attesi. Non potevano bastare le timide iniziative intraprese e il banale utilizzo di mezzi e strumenti proposti come green o contrassegnati da incipit accattivanti, marchi o etichette dal colore verdeggiante.
Non mi dilungo nell’elenco di motivazioni che oggi ci impongono un cambiamento di direzione, chi legge queste righe conosce ampiamente le premesse, ma l’urgenza di porre riparo all’emergenza energetica viene sottolineata proprio dai termini proposti per il cambiamento: il timido auspicio di uno sviluppo energetico ed ambientale sostenibile è divenuto ora un appello perentorio, invocando a gran voce l’avvio di un processo di autentica transizione energetica.
Il termine sintetizza letteralmente il concetto di: “passaggio dall’utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti rinnovabili e più estesa transizione verso economie sostenibili, attraverso l’uso di energie rinnovabili, l’adozione di tecniche di risparmio energetico e di sviluppo sostenibile”.
Tanta roba.
Questa sfida ha radici lontane, i suoi albori risalgono all’anno 1973: il 6 ottobre Egitto e Siria attaccarono Israele in quella che fu definita “Guerra del Kippur”, un fulmineo conflitto iniziato mentre in Israele si celebrava la solenne Festa ebraica dello “Yom Kippur”, e alla sua rapida conclusione dopo sole tre settimane portò come conseguenza il primo embargo dell’O.P.E.C., l’alleanza dei Paesi Arabi produttori di petrolio, nei confronti del mondo occidentale, alleato di Israele.
La guerra terminò senza esiti risolutivi dal punto di vista militare, ma segnò un importante successo politico e propagandistico per gli arabi, che dimostrarono per la prima volta di essere in grado di mettere in difficoltà l’occidente.
L’embargo generò una forte crisi industriale in un sistema produttivo basato sull’utilizzo del petrolio, generando una crisi energetica che fece emergere un grave problema intrinseco: la dipendenza dei sistemi produttivi da una fonte energetica fossile e poco disponibile, ossia, il petrolio.
Sorse impellente la necessità della ricerca di fonti alternative di energia, successivamente auspicata come bisogno di approvvigionamenti energetici derivanti da fonti rinnovabili.
Le prime norme di settore, prima finalizzate al contenimento dei consumi (L. 373/76) poi man mano di controllo dei fabbisogni ed introduzione dei limiti di prestazione (D.lgs. n. 192/06 e D.Lgs. n. 311/06) oltre che di introduzione della Certificazione Energetica (L. 90/2013 – D.M. 26/6/2015), hanno sempre preceduto poi affiancato e seguito le Direttive Europee, succedutesi dopo il Protocollo di Kyoto approvato nel 2005 fino alle attuali RED II (2018/2001) e IEM (2019/944) adottate in Italia con D.M. 12/12/2021 per avviare finalmente un processo significativo di transizione energetica.
Il Governo italiano si è dotato di un Ministero sulla materia e promulgato il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (PNRR), approvato il 13 luglio 2021 e denso di percorsi e incentivi, ma al di là delle strategie, le battaglie si vincono con i soldati, e questa riguarda in primis l’esercito degli energy manager della FIRE, una sfida da vincere assieme.
Da dove iniziare? A cosa dare priorità? Con quali strumenti e metodi?
L’approccio ideale per migliorare l’equilibrio di un sistema inefficace è stato definito e già sperimentato sul campo: “Analisi – Diagnosi e Programmazione – Implementazione delle Azioni di Miglioramento – Verifica dei risultati e Processo di Aggiustamento”.
E’ il Ciclo di Deming , che costituisce la spina dorsale della Norma ISO 50001:2018, e che prima che fosse certificato, è il metodo pratico che i primi energy manager , scesi in campo dopo la promulgazione della Legge n. 10/91 con le prime nomine ai sensi dell’art. 19, hanno adottato concretamente. Sperimentazione, verifica dei risultati e correzione degli errori commessi, hanno ispirato il metodo poi divenuto Norma.
I sapienti primi manutentori della prima ora cercavano di realizzare i miglioramenti sul campo, senza avere un metodo e delle prassi suggerita da una norma, semplicemente ascoltando il loro istinto, la propria sensibilità, scoprendo ogni giorno come sopperire con mezzi e strategie intuitive alle emergenze dei siti a affidati alla loro responsabilità.
Oggi è cambiato tutto: l’energy manager della prima generazione si è evoluto, è andato nel tempo ad assumere un ruolo istituzionale e una dimensione strategica di fondamentale importanza.
Oggi l’energy manager viene censito in un Elenco di nomine che i soggetti obbligati o volontari inviano ogni anno alla FIRE ai sensi dell’art. 19 della Legge n. 10/91 e nei modi stabiliti nella Circolare MISE 18/12/2014, quale “Responsabile per l’uso razionale ed efficiente dell’energia”, ma può contare sul supporto di metodi e procedure verificate e codificate da norme di settore, prassi consolidate e un’ampia tracciabilità di risultati.
La FIRE da molti anni ha assunto la guida di questo convoglio di esperti, che nel tempo è cresciuto numericamente, si è evoluto culturalmente e professionalmente, ha assunto una dimensione certificata, ed oggi le riconosciamo il merito di aver dato con questo un contributo enorme alla sfida in atto.
E’ in vigore dal 2009 anche la certificazione di EGE (Esperto in Gestione Energia) a norma 11339, per dare una valenza superiore alla figura professionale ed attestare il possesso di requisiti nei settori civile ed industriale.
Anche il processo di Diagnosi Energetica certificata per alcuni soggetti all’obbligo introdotto dal D.Lgs. n. 102/2014, ha consentito di raccogliere presso l’ENEA una corposa documentazione che oggi fornisce un quadro molto affidabile.
Quindi possiamo certamente affermare che il cardine di ogni processo di transizione energetica è l’energy manager, a condizione che non si ponga come battitore libero e solitario, ma ricerchi una interazione coordinata e continua con gli organismi di gestione di ogni organizzazione.
A qualsiasi livello sarà necessario che il processo di Analisi-Diagnosi-Programmazione-Realizzazione e Monitoraggio venga condiviso con un pool multidisciplinare nel tavolo decisorio, guidato da una Direzione competente e composto da attori interni ai processi ed esperti di settore, conducendo un work in progress supportato frequenti feed-back con il vertice dell’Organizzazione e soprattutto utilizzando metodi certificati e mezzi/strumenti tecnologicamente evoluti.
Mettendo assieme gli elementi di contorno l’energy manager proporrà le migliori strategie d’intervento, configurate attentamente sulla dimensione del sistema esaminato, le sue disponibilità economiche, le potenzialità graduali di miglioramento, la captazione di benefici e risorse aggiuntive ed ogni altro elemento utile al raggiungimento degli scopi prefissati, vincere la sfida per una definitiva transizione energetica.
NOTE PERSONALI
L’Architetto Franco Feliciani è un energy manager certificato quale EGE ai sensi della norma UNI CEI 11339:2009 per il Settore Civile, nominato da diversi anni presso la FIRE da Enti Pubblici quali: il Consiglio Regionale d’Abruzzo, il Comune di Pescara, La Partecipata Pescara Energia SpA, l’A.T.E.R. di Pescara, il Comune di Chieti, nonché dalla E.S.CO. ARAGON INVEST s.r.l., con la quale ha intrapreso da diversi anni un insieme di attività per la transizione energetica nel settore privato.