di Livio De Chicchis
Chi segue le attività della FIRE è consapevole dell’importanza che riveste la figura dell’energy manager, al quale dedichiamo impegno per la promozione del ruolo al di là della semplice gestione delle nomine (dandogli anche la veste di supereroe, particolarmente appropriata in questa fase!). Ma, come dimostra tra l’altro la recente pubblicazione sul Sole 24 ore di un articolo sul tema, a cui abbiamo contribuito, la congiuntura attuale sta portando il dibattito ad allargarsi dai soli addetti ai lavori ad un pubblico generalista. Chi rimane indietro? La PA.
L’ing. De Chicchis anticipa in questo articolo alcuni dati che presenteremo nel prossimo Rapporto annuale sugli energy manager. Auspichiamo, intanto, che il nuovo governo possa garantire l’imprinting dall’alto con politiche aderenti al principio dell’energy efficiency first.
Come FIRE abbiamo avviato due tavoli di lavoro, riservati agli associati, sulla generazione distribuita e sul meccanismo dei certificati bianchi.
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Chi segue le attività della FIRE è consapevole dell’importanza che riveste la figura dell’energy manager, al quale dedichiamo impegno per la promozione del ruolo al di là della semplice gestione delle nomine (dandogli anche la veste di supereroe, particolarmente appropriata in questa fase!). Ma, come dimostra tra l’altro la recente pubblicazione sul Sole 24 ore di un articolo sul tema, a cui abbiamo contribuito, la congiuntura attuale sta portando il dibattito ad allargarsi dai soli addetti ai lavori ad un pubblico generalista. Questo perché l’energy manager assumerà un ruolo sempre più rilevante, non potendo la transizione energetica prescindere da questa figura che oggi si trova ad operare in un contesto ricco di sfide e ad essere fortemente richiesta negli ambienti produttivi e lato fornitori di servizi.
Purtroppo, questo non vale per la pubblica amministrazione, come emerge dai dati delle nomine relative all’anno 2021 di cui forniamo un’anteprima e che verranno pubblicati in dettaglio nelle prossime settimane all’interno dell’annuale Rapporto energy manager, al quale verrà dedicato un webinar di presentazione.
Nel 2021 si è registrata una diminuzione del numero di nomine rispetto al trend di leggera crescita che caratterizzava gli ultimi anni. Questa decrescita è più marcata per i soggetti obbligati, ossia coloro i quali hanno consumi superiori alle soglie di legge, presumibilmente per via della riduzione dei consumi dovuta al lockdown e al conseguente passaggio sotto la soglia di obbligo di alcune aziende. Il settore delle imprese di fornitura e servizio energia paga presumibilmente l’effetto combinato di pandemia e operazioni di fusione e incorporazione.
Il dato più preoccupante riguarda la pubblica amministrazione. Questo comparto è da sempre caratterizzato da un elevatissimo tasso di inadempienza alla nomina: se quantomeno negli anni precedenti si intravedeva un (seppur leggerissimo) trend di crescita, quest’anno le nomine si sono contratte. Sebbene anche in questo caso potrebbe avere giocato un ruolo il lockdown, la mancata nomina stupisce per il significato collegato a chi dovrebbe svolgere un ruolo esemplare. In una fase di attenzione alle tematiche energetiche e ambientali riteniamo che questo sia particolarmente preoccupante e sia opportuno definire possibili iniziative volte a migliorare la situazione.
Le tabelle mostrano i dati relativi rispettivamente alle nomine totali e a quelle dei soli obbligati:
Riguardo al ruolo dell’energy manager, il 66% degli energy manager nominati è una figura interna all’organizzazione, mentre il restante 34% è nominato come consulente esterno. Il 70% di questi ultimi è in possesso della certificazione da Esperto in Gestione dell’Energia (EGE) che attesta le competenze ai sensi della norma di riferimento (UNI CEI 11339). Tra gli energy manager interni questa percentuale è più bassa (21%), anche perché in alcuni casi si tratta di figure di inquadramento più elevato.
Al di là dell’obbligo di legge, è chiaro come l’attuale rialzo dei prezzi dell’energia debba imporre una riflessione anche per i soggetti volontari (e nel nostro Paese il potenziale è enorme) sull’opportunità di dotarsi di questa figura che se messa nelle condizioni di lavorare al meglio rappresenta senza dubbio il maggiore alleato contro il caro bollette. La riduzione della domanda di energia dovrebbe infatti essere alla base dei piani di azione di imprese e cittadini per tenere la barra a dritta in questa fase, auspicando che il nuovo governo possa garantirne l’imprinting dall’alto con politiche aderenti al principio dell’energy efficiency first.
In questa direzione, FIRE ha avviato due tavoli di lavoro sulla generazione distribuita e sul meccanismo dei certificati bianchi. I tavoli, riservati ai soci FIRE, saranno l’occasione per condividere criticità e buone pratiche, oltre che per sviluppare proposte utili da un punto di vista regolatorio e operativo. I primi incontri si terranno il prossimo 5 ottobre per i certificati bianchi (iscriviti qui) e il 12 ottobre per la generazione distribuita (qui).