di Stefano D’Ambrosio
Da pochi giorni la norma ISO 50001:2018 sui sistemi di gestione dell’energia è stata tradotta anche in italiano. L’attuale edizione della norma era stata pubblicata nell’agosto 2018, in sostituzione della precedente relativa al 2011, che a sua volta aveva sostituito la genitrice EN 16001:2009.
Quali sono le novità? La versione in italiano è una mera traduzione che non apporta modifiche rispetto all’originale ma costituisce un’occasione per ricordare le principali novità introdotte rispetto al 2011 e osservare l’andamento delle certificazioni. L’analisi nell’articolo di apertura della newsletter FIRE del 15 luglio.
Con la versione del 2018, anche la ISO 50001 si è allineata alla High Level Structure (HLS), alla base di tutti gli standard ISO, permettendo così alle organizzazioni di integrarla più facilmente con gli altri sistemi di gestione tipicamente presenti come la ISO 9001 sulla qualità, la ISO 14001 sull’ambiente e la ISO 45001 sulla sicurezza. La versione 2018 rafforza la necessità di dimostrare il miglioramento continuo della prestazione energetica, anche se non impone un livello di prestazione definito.
La ISO 50001 si è ormai ampiamente diffusa a livello mondiale, contando quasi 23.000 organizzazioni certificate al 2017. I settori industriali prevalentemente interessati sono quelli energy intensive (metallurgico, chimico, gomma e plastica) ma anche nel settore alimentare si riscontrano un buon numero di certificazioni. Tra i Paesi più attivi a livello mondiale vi è la Germania, che nel 2018 aveva circa 8.300 organizzazioni certificate corrispondenti al 40% del totale mondiale. Questo risultato è sostanzialmente legato alla politica incentivante definita dai tedeschi, dato che alle organizzazioni certificate viene concessa un’agevolazione sul prezzo dell’energia.
Tra gli altri Paesi virtuosi ci sono Gran Bretagna, Cina e Francia. E l’Italia? Non è affatto messa male, risulta infatti tra i primi 5 Paesi a livello mondiale con circa 1.000 certificazioni emesse e 3.500 siti certificati al 2018 con un trend in costante crescita come mostrano i dati Accredia. Una conferma di ciò viene data anche da un’indagine condotta da FIRE sul tema delle diagnosi energetiche. È emerso, infatti, che un quarto delle 90 imprese rispondenti, a seguito della diagnosi energetica obbligatoria abbia poi implementato la ISO 50001, proseguendo di fatto un percorso virtuoso orientato al miglioramento continuo.
Grafico 1: Andamento delle certificazioni ISO 50001 in Italia. (Fonte: elaborazione FIRE su dati ACCREDIA)
Ma cosa spinge sempre più organizzazioni a dotarsi di un sistema di gestione dell’energia? Molteplici sono le esperienze a livello internazionale che ne dimostrano i vantaggi, a partire dalla riduzione dei costi energetici e delle emissioni, fino al miglioramento delle performance globali dell’impresa, ponendo l’energia tra le leve della competitività aziendale. Inoltre, le organizzazioni certificate ISO 50001 sono esentate dall’obbligo di redazione della diagnosi energetica prevista dal D.Lgs. 102/2014, nei casi in cui l’analisi energetica sia conforme ai requisiti minimi indicati nell’Allegato II del decreto. Hanno comunque l’obbligo di inviare la documentazione all’ENEA.
In un sistema di gestione dell’energia anche l’energy manager può avere una funzione chiave, incrementando l’efficacia del suo ruolo essendo definita una politica energetica aziendale.
Dagli ultimi dati relativi alle nomine dell’energy manager raccolte da FIRE, emerge un incremento di circa il 28%, rispetto all’anno precedente, delle organizzazioni che hanno nominato un energy manager e che al contempo sono in possesso della ISO 50001, passando da 202 a 259 aziende.
Questo andamento in crescita denota, di fatto, un’attenzione sempre più alta sul tema.