Il pacchetto Fit for 55

di Dario Di Santo

L’ultimo rapporto dell’International Panel on Climate Change (IPCC) e l’andamento della frequenza e dei costi collegati a eventi climatici avversi – quali ondate di caldo e freddo, inondazioni e bombe d’acqua, siccità, etc. – invitano a cambiare decisamente passo nella messa in campo di azioni volte alla decarbonizzazione dell’economia. Questa urgenza è alla base del cambiamento delle politiche energetiche e ambientali europee negli ultimi anni.

Il pacchetto Fit for 55 sarà uno dei argomenti che tratteremo domani ad ENERMANAGEMENT 3, intanto forniamo qualche spunto di riflessione.

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I target per il 2030, proposti nel 2016 e approvati due anni dopo con una revisione al rialzo voluta dal Parlamento europeo (+32,5% per l’efficienza energetica, +32% per le rinnovabili e -40% per le emissioni climalteranti) sono sembrati da subito inadeguati alla sfida lanciata dall’Accordo di Parigi. Nel 2020 si è dunque trovato l’accordo a livello europeo per portare l’obiettivo sulle emissioni al -55% rispetto al 1990, decisione che richiede di rivedere tutto il pacchetto clima-energia. A tale proposito la Commissione ha varato a luglio 2021 la proposta Fit for 55, ossia pronti (all’obiettivo) del 55%.

Il nuovo pacchetto prevede anzitutto di portare il target sull’efficienza energetica al 36% (consumi finali) e 39% (fonti primarie), che si traduce in uno sforzo aggiuntivo del 9% rispetto agli impegni presi dai Paesi membri nei rispettivi Piani nazionali integrati energia e clima (PNIEC). L’obiettivo sulle fonti rinnovabili viene contestualmente innalzato al 40%. Vi sono poi una serie di target integrativi che riguardano le politiche obbligatorie per l’efficienza energetica, la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, la quota delle rinnovabili integrata negli edifici, l’uso delle rinnovabili nel teleriscaldamento e teleraffrescamento, nonché nell’industria, l’uso più sostenibile delle biomasse, la diffusione di strumenti come i contratti EPC e PPA, e il ricorso sistematico al principio Energy Efficiency First (vedere la recente Raccomandazione C(2021)7014 del 28 settembre 2021).

Sul fronte emissioni, l’emission trading vede un incremento del target dal -43% al -61%, oltre all’aumento della percentuale annua di riduzione delle quote di emissione (dal 2,2% al 4,2%), alla possibilità di introdurre un nuovo schema ETS per i trasporti e gli edifici, e al condizionamento dei permessi gratuiti alla realizzazione di investimenti sui processi industriali. La quota di riduzione per le attività non coperte da ETS, la cosiddetta Effort sharing regulation (ESR), sale dal 30% al 40%. È inoltre previsto il rafforzamento dei fondi a supporto dell’innovazione (per lo sviluppo delle tecnologie a basso contenuto di carbonio) e della modernizzazione (per Paesi a basso reddito).

Il Pacchetto è infine corredato da misure che riguardano le foreste e l’uso del suolo, la tassazione energetica, l’impiego di biocombustibili nei trasporti, un fondo sociale climatico per cittadini e microimprese vulnerabili e il Carbon border adjustment mechanism (CBAM), ossia l’introduzione di quote di emissione su carbonio contenuto nei prodotti dei settori cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e produzione elettrica.

Si tratta evidentemente di una proposta che verrà vagliata e modificata prima dal Parlamento europeo e poi dal Consiglio europeo nei prossimi mesi. È senza dubbio ambiziosa e non semplice da attuare. Ma, come abbiamo detto all’inizio, c’è un’urgenza di agire che non può essere taciuta. A noi sta il compito di trovare le modalità per attuarla in modo razionale ed efficace, superando gli ostacoli economici e, soprattutto, culturali, che ci sono di intralcio nel cambiamento.

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