di Daniele Forni
I sistemi di gestione dell’energia (SGE) sono unanimemente riconosciuti come uno strumento efficace per migliorare l’efficienza nell’uso dell’energia, ridurre i costi e l’impatto ambientale delle organizzazioni. Per questo compaiono nella raccolta di buone pratiche europee che è la direttiva efficienza energetica.
FIRE ha dedicato al tema un focus di approfondimento nell’ultimo numero di Gestione Energia.
Qui l’introduzione di Daniele Forni.
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I sistemi di gestione dell’energia (SGE) sono unanimemente riconosciuti come uno strumento efficace per migliorare l’efficienza nell’uso dell’energia, ridurre i costi e l’impatto ambientale delle organizzazioni. Per questo compaiono nella raccolta di buone pratiche europee che è la direttiva efficienza energetica.L’efficacia dei SGE dipende innanzitutto dall’impegno di tutta l’organizzazione, a partire dalla direzione. Non a caso il primo passo richiesto dalla ISO 50001 è che la direzione definisca la politica energetica, nomini un responsabile e renda disponibili le risorse necessarie. L’impegno della direzione e la disponibilità delle risorse sono condizioni molto favorevoli per il lavoro degli energy manager e questa può essere una delle spiegazioni della forte crescita nei primi anni delle organizzazioni certificate tra quelle con energy manager nominato. L’elevato numero di siti certificati in Italia, comparabile solo con paesi in cui sono presenti più o meno munifici incentivi a supporto, fa supporre che nel processo decisionale che porta alla certificazione di un SGE, vengano considerati anche i benefici non energetici.
Alla prova dei fatti la ISO 50001 del 2011 ha mostrato l’opportunità di ulteriori strumenti a supporto, stimolando l’attività di normazione tecnica, con una produzione prolifica di norme della famiglia 500xx: sette pubblicate, a partire dalla seconda metà del 2014 e altre tre a diversi stadi. Uno dei temi sui quali la produzione è stata più abbondante, per il forte interesse non solo per i sistemi di gestione dell’energia, ma anche per i contratti a garanzia di risultato, in generale per il finanziamento dell’efficienza energetica e per il monitoraggio è la misura e verifica delle prestazioni e dei risparmi energetici. La linea guida in questo campo è il protocollo IPMVP, che può essere usato con la ISO 50015 ed è riferimento normativo per la ISO 17741.
Diagnosi energetica e SGE sono, come già detto, ottimi strumenti per migliorare l’efficienza energetica, ma hanno anche un legame: una buona analisi/diagnosi energetica è una delle basi per un buon SGE. Questo legame tra ISO 50001 e diagnosi energetiche è il motivo per cui si trovano una dopo l’altra nella numerazione delle norme ISO[1]. Mi piace pensare che l’art. 8 della direttiva efficienza le mette insieme fin dal titolo[2], ne rafforziil legame, aggiungendo alla diagnosi obbligatoria per le grandi imprese la ricorsività. Nell’implementazione italiana, la diagnosi obbligatoria è stata ulteriormente arricchita con buone pratiche del SGE, come la firmata dalla direzione e il monitoraggio dei consumi significativi.
Riguardo al monitoraggio, i lavori della norma europea sul piano di misura e monitoraggio, tra alterne vicende stanno giungendo al termine. Nelle more stessa, si può valutare l’applicazione di un approccio basato sugli indicatori di prestazione, che segua la 50001 e le norme a corollario (anche quelle non ancora pubblicate).
Indicatori prestazionali e monitoraggio sono tra gli argomenti della seconda indagine FIRE-CTI-CEI, che verrà presentata alla conferenza sulla ISO 50001 del 19 giugno.
[1]ISO 50002:2014 Energy audits — Requirements with guidance for use