Gli Energy manager, la PA e la stagione delle nomine

di Micaela Ancora

Siamo a febbraio, mancano quasi due mesi alla scadenza dell’obbligo di nomina dell’energy manager – 30 aprile di ogni anno – per aziende ed enti che superano determinate soglie, espresse in tonnellate equivalenti di petrolio (tep).

Come FIRE speriamo che ci siano sviluppi positvi nella PA,  dove si stima che gli inadempienti siano nell’ordine dei 4 enti su 5 enti. Auspichiamo che questa nuova turnata di nomine 2023 veda un aumento degli energy manager nel pubblico. Tra le azioni indirizzate alla promozione della figura professionale, ricordiamo la guida Energy manager nella Pubblica Amministrazione. Guida alla nomina e alle opportunità connesse che FIRE ha redatto proprio per sensibilizzare ed indirizzare la PA.

 Ma da dove dovrebbe partire un comune, ad esempio, per individuare l’energy manager? Vediamolo insieme in questo articolo.

_______________________________________________________________________________________

Siamo a febbraio, mancano quasi due mesi alla scadenza dell’obbligo di nomina dell’energy manager – 30 aprile di ogni anno – per aziende ed enti che superano determinate soglie, espresse in tonnellate equivalenti di petrolio (tep):

  • 10.000 tep per le imprese del settore industriale;
  • 1.000 tep per i soggetti dei settori civile, trasporti e terziario.

Si adempie l’obbligo di nomina facendo riferimento a FIRE, Federazione che secondo la legge 10/91 ne gestisce le nomine.

Detto questo, come siamo messi nella PA con l’adempimento? Non bene. Purtroppo, la Pubblica Amministrazione rappresenta il fanalino di coda rispetto alle altre categorie di soggetti all’obbligo, analizzati dalla Federazione annualmente nel Rapporto sugli Energy Manager in Italia (qui tutte le edizioni). Nella tabella si riportano i dati del Rapporto presentato a novembre 2022:

In dettaglio, nel 2021 hanno nominato 7 Regioni, 20 province, 37 comuni capoluogo, 6 città metropolitane e 44 comuni non capoluogo. Si stima che gli inadempienti siano nell’ordine dei 4 enti su 5 enti. È il sintomo di un disinteresse verso il tema dell’efficienza energetica e della produzione di energia da rinnovabili e cogenerazione, accompagnata dalla incapacità di cogliere le opportunità legate alla nomina, che sono tante come, ad esempio, la possibilità di acquistare energia a condizioni più vantaggiose. Un energy manager, adeguatamente preparato e competente, porterebbe benefici al bilancio energetico ed economico delle strutture pubbliche e sarebbe, nel contesto storico che stiamo attraversando, una marcia in più nella riduzione delle bollette delle amministrazioni pubbliche.

Le nomine, che possono essere anche volontarie, secondo il rapporto FIRE si sono rivelate in diminuzione rispetto al 2020, fatto che potrebbe essere in parte spiegato con la riduzione dei consumi legati alla pandemia. Rimane comunque un dato deludente, se pensiamo che l’amministrazione pubblica unisce due ruoli nel suo operato, quello privatistico, come la gestione del proprio parco immobiliare e delle utenze tecniche e quello pubblico, attraverso la pianificazione e la regolazione a livello territoriale, nonché la sensibilizzazione del territorio, facendo da esempio per cittadini ed imprese locali e non.

Si spera che questa nuova turnata di nomine 2023 veda un aumento degli energy manager nel pubblico. Tra le azioni indirizzate alla promozione di questa figura professionale, ricordiamo la guida Energy manager nella Pubblica Amministrazione. Guida alla nomina e alle opportunità connesse che FIRE ha redatto proprio per sensibilizzare ed indirizzare la PA.

C’è un esempio virtuoso, da prendere a modello. Si tratta della Regione Siciliana che è riuscita ad ottenere un deciso aumento delle nomine, collegando i fondi connessi all’adozione dei PAESC per i comuni alla nomina di un energy manager. Nel 2021 presentava 54 energy manager nominati.

Ma da dove dovrebbe partire un comune, ad esempio, per individuare l’energy manager? Come primo passo dovrebbe scegliere, dopo opportuna valutazione, un dirigente responsabile per l’uso razionale dell’energia. Non è fondamentale che sia un esperto di settore, poiché può essere affiancato da altre figure come un tecnico dell’amministrazione o un esperto in gestione dell’energia (EGE) certificato secondo la norma UNI CEI 11339 da un organismo accreditato. L’Ente può nominare energy manager o il dirigente o l’esperto.  Come secondo step, per arrivare a risultati più importanti e stabili, nonché continuativi, si dovrebbe puntare all’adozione di un sistema di gestione dell’energia, o diretta (certificazione ISO 50001) o per passi successivi (ISO 50005, che consente l’adozione per gradi e con spesa distribuita nel tempo). Oggi abbiamo anche la nuova ISO 50009, che permette di realizzare un sistema di gestione dell’energia a livello territoriale, consorziando, ad esempio, più comuni nell’ambito di una provincia o di un’area scelta con criteri opportuni, sfruttando le relative economie di scala e condividendo esperti energetici e azioni destinate a risparmiare energia o a scegliere la generazione di energia più conveniente (si pensi alle comunità energetiche).

Insomma, apriamo questa stagione di nomine con un appello ai rappresentanti della PA: non perdete le opportunità, nominate l’energy manager!

Aggiungi ai preferiti : permalink.

I commenti sono chiusi.