Gas europeo: stoccaggi ed elasticità della domanda

a cura di Alba Soluzioni – Socio FIRE

Quali sono i fattori che guidano l’andamento del prezzo di equilibrio, attorno a cui si generano premi o sconti  stagionali sul mercato del gas europeo? Se sui mercati dell’elettricità il principale segnale di prezzo è costituito dal costo variabile del produttore marginale, su quelli del gas l’indicatore più importante si basa sulle giacenze nei centri di stoccaggio rispetto ai livelli storici o previsti.

Livelli di giacenza superiori alla norma indicano che l’offerta tende a superare i consumi, inducendo i prezzi a scendere fino a che la riduzione dell’offerta o l’aumento dei consumi non riportino i livelli di giacenza ai normali valori attesi.

Livelli di giacenza inferiori alla norma segnalano la tendenza dei consumi a superare l’offerta, cosa che induce i prezzi a salire fino a che un aumento dell’offerta o una diminuzione dei consumi non riportino i livelli di giacenza ai normali valori attesi.

Sebbene nel marzo del 2020 le giacenze presenti nei centri di stoccaggio europei avessero raggiunto un massimo storico stagionale, le consistenti erogazioni registrate nell’Inverno 2020 in esito ad una flessione della produzione di gas, a scarsi approvvigionamenti di GNL e ad una diminuzione delle forniture russe, dovuta alla riduzione della capacità di trasporto prevista dal contratto a lungo termine sul transito in Ucraina a partire dal gennaio 2021, hanno indotto le riserve a precipitare ai minimi storici stagionali prima dell’avvio dell’estate del 2021.

Analizziamo la risposta della domanda alle mutate condizioni di mercato nel periodo in esame.

E’ il costo relativo di gas, carbone, olio e quote di emissione di CO2 a determinare il mix della produzione alimentata a gas, a carbone e ad olio combustibile. La riduzione dei prezzi del gas e l’aumento di quelli del CO2  hanno fatto sì che i costi della produzione europea alimentata a gas scendessero al di sotto di quella alimentata a carbone, che presenta livelli più elevati di emissione di CO2, nel periodo compreso tra il gennaio del 2019 e il luglio del 2021. Sebbene le produzioni alimentate a carbone e a lignite abbiano subito una riduzione di 18 GW rispetto ai livelli dell’Inverno 18 nei due inverni successivi, a causa dell’aumento della produzione da fonti rinnovabili e del calo dei consumi, si è assistito ad un consistente incremento della produzione alimentata a gas. Ciononostante qualora i prezzi del gas fossero stati inferiori, si sarebbe registrata una riduzione della produzione di energia elettrica alimentata a gas invece che di quella alimentata a carbone.

Visto il restringersi dei mercati del gas nel corso del 2021, i prezzi del carbone e del CO2 hanno continuato a salire con quelli del gas, impedendo alla produzione alimentata a gas di risultare più costosa di quella a carbone fino all’incirca al mese di luglio.

Ciò malgrado, anche dopo che i prezzi del gas hanno registrato il sovrapprezzo più elevato rispetto al carbone mai rilevato fino ad allora, la produzione alimentata a carbone ha evidenziato mediamente un aumento pari a soli 5 GW nel periodo compreso tra ottobre e gennaio e detto aumento è stato compensato dalla riduzione della produzione da fonti rinnovabili (in gran parte idroelettrica) e di quella nucleare, consentendo alla produzione alimentata a gas di attestarsi su livelli leggermente superiori rispetto all’anno precedente.

Sebbene la scarsa disponibilità delle unità alimentate a carbone sia da ritenersi la causa principale della presenza in Italia di una produzione alimentata a carbone inferiore al previsto, le ragioni che hanno determinato il medesimo risultato in altri paesi risultano meno evidenti.

Consumo utenze residenziali, commerciali ed industriali: nel periodo invernale, escludendo il comparto produzione di energia elettrica, la domanda ha subito una riduzione pari a circa il 2%, in linea con temperature europee medie in rialzo di circa 0,5 °C rispetto all’anno precedente.

Detto grado di resilienza della domanda dimostra con chiarezza che i prezzi non avrebbero ancora raggiunto livelli tali da convincere le utenze, escludendo il comparto produzione di energia elettrica, a ridurre i consumi.

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