intervista a Dario Di Santo
Le potenzialità dei fondi rotativi come stimolo agli investimenti. Il coinvolgimento di EGE o ESCo per garantire criteri di valutazione rigorosi sulla qualità dei progetti presentati. Una durata dei finanziamenti commisurata alla vita utile attesa dall’impianto proposto.
Nell’intervista rilasciata a Quotidiano Energia, il direttore FIRE ha evidenziato, tra l’altro, quali sono i principali vantaggi legati ai fondi rotativi e le opportunità che da questi derivano.
Quali sono i principali vantaggi legati allo strumento dei fondi rotativi per stimolare gli investimenti nel settore che avete evidenziato nel testo?
Il vantaggio principale dei fondi rotativi è che si ricostituiscono, almeno parzialmente. Per questo le risorse che io vado ad allocare poi ritornano disponibili dopo un certo numero di anni. Questo elemento può rappresentare un vantaggio rispetto ad altre forme di incentivazione. Un altro aspetto positivo legato a questi strumenti, come emerso anche da uno studio realizzato dalla FIRE qualche anno fa, è il fatto che sono inseriti in un’ottica di mercato. L’elemento centrale è che viene offerta una garanzia oppure un tasso agevolato su un finanziamento. Si vanno a promuovere delle misure che hanno mercato, che sono sane e che possono avere un peso all’interno degli obiettivi del Paese, sia in termini di efficienza sia in termini di sviluppo del relativo mercato.
Concretamente, rispetto ad altri tipi di incentivi, quali sono le peculiarità di questi strumenti?
Gli incentivi tradizionali possono portare in alcuni casi ad effetti distorsivi di mercato o addirittura speculativi, se non si gestisce bene l’entità delle somme messe a disposizione e la modalità con cui tali somme sono erogate. Fondamentalmente questa è la motivazione. Detto questo, è poi ovvio che non si può pensare di rispondere alle esigenze del mercato dell’efficienza energetica esclusivamente con il fondo di garanzia o con il fondo in conto interessi, perché ci sono soluzioni che hanno bisogno di un sostegno diverso. In particolare mi riferisco a tutte quelle soluzioni che da un punto di vista economico non avrebbero caratteristiche adeguate, ad esempio in termini di tempi di ritorno.
Può fare un esempio?
Un esempio sono gli interventi legati all’involucro edilizio o alcuni particolari progetti nel settore industriale. Si tratta di iniziative di per sé non sufficientemente remunerative, che necessitano dunque di un contributo in conto capitale oppure di altre tipologie di strumenti – ad esempio certificati bianchi – per diventare appetibili per l’investitore. In pratica, anche laddove queste operazioni fossero considerate bancabili da un istituto di credito, non verrebbero comunque realizzate, perché non sarebbero viste come sufficientemente interessanti. E’ chiaro che in quei casi il solo fondo di garanzia o il solo fondo in conto interessi non sarebbero sufficienti a stimolarne l’adozione.
Passiamo al tema degli energy manager e all’esclusione dal fondo dei soggetti che, sottoposti all’obbligo di nomina di queste figure, non abbiano provveduto a rispettare questo parametro. Qual è la vostra posizione?
Questo punto riprende una delle condizioni di base della legge 10/91, che vincolava l’accesso agli incentivi all’effettivo adempimento dell’obbligo di nomina dell’energy manager. La logica di questa richiesta era garantire che fosse nominato l’energy manager nei soggetti con consumi di energia rilevanti. Noi proponiamo di confermare questo approccio, che per altro era stato già adottato di recente nelle linee guida sui certificati bianchi del 2017 (poi confermate dal decreto correttivo del 2018). Per poter accedere all’incentivo dei certificati bianchi infatti c’è la stessa condizione: se i soggetti ricadono nell’obbligo della legge 10/91 art. 19 devono nominare l’energy manager, pena l’esclusione dall’accesso allo schema.
Quali suggerimenti avete dato invece in merito alla valutazione della qualità dei progetti presentati?
Ci sembra ragionevole, specialmente al di sopra di una certa soglia, che vengano effettuate due richieste. La prima è che sia un EGE certificato a siglare relazioni tecniche per la parte energetica, la seconda è che venga richiesta una diagnosi energetica secondo le norme europee, come indicato nel decreto legislativo 102/2014. Con l’EGE si garantisce che ci sia una persona competente e qualificata che va a confermare la bontà dell’intervento, mentre con la diagnosi si fa in modo che quest’intervento sia stato definito e selezionato in modo razionale. Insomma si tratta di una valutazione che tiene conto anche delle altre possibilità a disposizione di una determinata realtà, assicurando un dimensionamento ottimale dell’intervento proposto, in modo che venga realizzato nel miglior modo possibile. Conviene considerare di partire da una certa soglia economica di investimento per garantire costo efficacia alla misura.
Qual è in particolare la soglia che proponete?
Noi abbiamo proposto 75 mila euro, ma ovviamente sarà il ministero a stabilire il valore più opportuno nel caso adottasse la nostra proposta.
Cosa proponete invece in merito alla durata del finanziamento?
Abbiamo suggerito di fare in modo che il finanziamento non venga esteso oltre la vita utile dell’intervento proposto. In sostanza se io propongo l’adozione di un impianto che ha vita utile attesa di 8 anni non devo andare a chiedere un finanziamento per 10 anni. E’ un elemento che dovrebbe essere ovvio per uno strumento di mercato, ma abbiamo ritenuto comunque utile inserirlo nel testo presentato al MiSE.
In generale come valutate le opportunità legate al Fondo?
Noi riteniamo che sia uno strumento importante, naturalmente bisogna vedere come funzionerà. Per questo suggeriamo la predisposizione di rapporti annuali e un’adeguata valutazione dei risultati conseguiti. Un limite è la dotazione iniziale. Per quanto ci sia un effetto leva, è chiaro che più risorse finanziarie sono a disposizione del fondo, più lo strumento risulterà impattante. Fino ad oggi l’efficienza energetica è stata principalmente finanziata con fondi propri delle società e dagli enti. Le varie agenzie internazionali stimano che più si va avanti con gli obiettivi fissati per il futuro, più bisognerà necessariamente fare riscorso a finanziamenti tramite terzi. In quest’ottica strumenti come questo fondo sono molto utili.
Ottimo articolo