Energy manager: nomine in crescita

di Micaela Ancora

La settimana scorsa è stato presentato al Ministero dello Sviluppo Economico il Rapporto 2018 sugli energy manager in Italia: indagine, evoluzione del ruolo e statistiche. Una fotografia che FIRE scatta ogni anno e che delinea come cresce ed evolve nel tempo la figura professionale.

L’articolo di apertura della newsletter FIRE del 15 giugno 2018

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Sono 2.315 gli energy manager nominati nel 2017 (1.564 da soggetti obbligati e 751 da soggetti non obbligati), ciò significa che rispetto agli anni precedenti continua il trend di crescita, che si aggira intorno al 6% in 4 anni per i soggetti obbligati e all’11% in 15 anni includendo anche le nomine di soggetti non obbligati. 

Nonostante le buone notizie, c’è ancora molto lavoro da fare  soprattutto sul contesto lavorativo in cui opera l’energy manager, e lo si deduce sia dalle rilevazioni sul tasso di inadempienza alla nomina, che resta molto elevata nel settore pubblico, sia da considerazioni ed esperienze degli energy manager stessi emerse durante le indagini. 

Quasi tutti i settori registrano dunque un aumento dei nominati, che invece risultano leggermente in calo nell’industria. Il dato sul terziario è il più positivo, in quanto non è una ripresa, ma un miglioramento continuo. Fa ben sperare il lieve miglioramento rispetto allo scorso anno nella Pubblica Amministrazione (da segnalare la presenza nell’elenco  di circa 40 piccoli Comuni che hanno provveduto alla nomina volontaria, nonostante consumi che non superano la soglia d’obbligo dei 1.000 tep).

Dal Rapporto emerge anche un considerevole aumento degli energy manager esterni che hanno deciso di ottenere la certificazione EGE: si è passati negli ultimi 2 anni da 34 a 182 energy manager certificati EGE, ma, grazie al fatto che alcuni di questi rivestono il ruolo in più soggetti, il 32% delle nomine nel 2017 è coperto da EGE. 

Altro aspetto analizzato riguarda i soggetti che hanno nominato, siano essi obbligati o no, e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia. Questi risultano essere 202, in leggero incremento rispetto allo scorso anno (+8%). 

Oltre all’analisi dei dati relativi all’energy manager, il Rapporto FIRE contiene anche due indagini, una sugli incentivi e l’altra sulle agevolazioni per le imprese energivore.

Alcuni aspetti di rilievo emersi riguardano il conto termico 2.0 e gli strumenti previsti dal Piano Industria 4.0 che riscuotono favore tra la maggioranza degli operatori. Il meccanismo dei certificati bianchi sta attraversando una fase decisamente critica, ma gli intervistati mostrano una certa fiducia nelle correzioni adottate dal MiSE con il recente D.M. 10 maggio 2018.

L’indagine rivolta alle imprese energivore, infine, ha permesso di fare emergere alcuni aspetti interessanti per gli energy manager dal punto di vista degli investimenti. 

Se da un lato risulta evidente che la riduzione del costo dell’energia per le imprese che potranno accedervi tenderà ad allungare i tempi di ritorno degli stessi rispetto al costo non agevolato, dall’altro la maggioranza delle imprese manifatturiere ritengono che molti interventi previsti verranno comunque realizzati (va anche detto che il riferimento di confronto non è il prezzo pieno dell’energia, ma quello agevolato con le regole in vigore in precedenza). Interessante l’accordo ampio su un’eventuale obbligatorietà della certificazione ISO 50001 per l’accesso all’agevolazione.

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