Energy management: azioni intraprese in azienda per rispondere alle sfide della transizione energetica

Alberto Baldacci, energy manager

Consapevolezza energetica, comunità energetiche, gestione, inquinamento, efficienza, energie alternative. Sono solo alcune delle parole che spesso si sentono in tema di energia e non solo. Una però pesa più di altre ed è “consumi”. Il concetto di contenimento energetico nasce con la nascita dei sistemi energetici.

In verità in azienda ci si imbatte spesso con termini come “realtà aziendale”, “bilancio annuale’, ‘target’, ‘politica consorziale’, ‘compromesso strutturale’ e meno spesso con parole quali ‘risparmio’, ‘miglioramento’ o ‘ricerca energetica’, sovente messi in secondo piano. Il ‘curare’ diventa prioritario rispetto al ‘migliorare’. Alberto Baldacci, energy manager, ci parla delle sue esperienze sul campo e su come operare la meglio per fare energy management nel modo giusto.

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L’attualità ci vizia alla comodità, al caldo nell’ambiente in cui operiamo, all’energia sempre a disposizione dietro la presa del muro di casa. Questo ha un prezzo e i dati sull’inquinamento sono shoccanti. L’energia è prodotto di scambio e normative e accordi internazionali non garantiscono i benefici imposti e attesi, lo dimostrano i fatti. Occorrerebbe intervenire a livello globale con cambiamenti istantanei ed una conversione di milioni di soggetti energetici ad eccellenze di sistema. L’auspicato uso delle rinnovabili si scontra con gli equilibri internazionali e con le egemonie produttive e distributive. A pagarne è l’ambiente.

E’ necessario intervenire sui consumi, al momento la più corretta e concreta strategia per abbassare il rapporto richiesta/produzione. L’efficientamento energetico deve diventare “virale”! Ma occorre formare, istruire, educare: l’energia è risorsa importante del pianeta e non va sprecata.

Transizione energetica tra nuovo ed esistente

La “transizione energetica” è il passaggio dallo stato attuale a quello futuro in cui è auspicato il miglioramento energetico senza tuttavia perdere le comodità a cui siamo abituati. È in questo contesto che operano l’energy manager e l’esperto in gestione dell’energia, figure dal profilo altamente professionale e con grande responsabilità in ottica di un futuro energetico più green. I campi d’azione in cui operano, il “nuovo” e l’“esistente”, sono differenti ma legati dal medesimo fine.

Il nuovo è relativamente sotto controllo in quanto le attuali norme energetico-strutturali impongono qualità medio alte. La realtà esistente invece è più complessa: età degli edifici, fatiscenza delle strutture e direttive impongono strategie progettuali più consapevoli e competenti. Milioni di case e condòmini, il più delle volte ultra sessantenni, con aziende e industrie hanno grandi consumi e i corposi investimenti di efficientamento ne frenano spesso l’attuazione. Positivo è l’inserimento degli sgravi fiscali e la corretta gestione tecnico/economica diventa tema fondamentale per raggiungere gli obiettivi prefissati. Rubando una famosa frase cinematografica: “bisogna ragionare quadrimensionalmente!”.

Da energy manager mi trovo ad operare nei contesti “civile”, delle realtà residenziali ed amministrative ma anche dei trasporti, e “industriale/produttivo”. Realtà comuni in cui procedure e schemi sono simili ma con strategie analitiche e progettuali differenti. Gli interventi si ripagano sempre negli anni successivi grazie ai risparmi ottenuti, migliorando al contempo la qualità di vita e dell’ambiente.

In campo civile la quasi totalità degli edifici oggi è da efficientare. Contenere solo le dispersioni non è più sufficiente. La riqualificazione dell’involucro edilizio, la sostituzione degli impianti, l’installazione di sistemi solari e degli accumuli, spingendo fino al geotermico, devono diventare la base di qualsiasi riqualificazione.  Solo così si possono raggiungere risultati importanti.

In campo industriale, in molte aziende, spesso piccole, c’è una timida sensibilità a fare risparmio. Raramente viene coinvolto l’energy manager, più frequentemente sono gli stessi titolari ad agire o i tecnici di fiducia, non sempre esperti, limitatamente alle proprie conoscenze e meno attenti ai temi dell’inquinamento. Ma va bene così, l’importante è procedere.

Come si interviene in azienda

In verità in azienda ci si scontra più spesso con termini come “realtà aziendale”, “bilancio annuale’, ‘target’, ‘politica consorziale’, ‘compromesso strutturale’ che con ‘risparmio’, ‘miglioramento’ o ‘ricerca energetica’, sovente messi in secondo piano. Il ‘curare’ diventa prioritario rispetto al ‘migliorare’.

Il più delle volte si attuano solo revisioni su organi motore o impiantistici, altre solo diversificazioni contrattuali di fornitura. I corposi interventi sono in genere gli impianti fotovoltaici, agevolati dagli incentivi. Ma mantenere una macchina in costante movimento se da un lato garantisce una produzione h24x365 giorni l’anno dall’altro comporta nel tempo consumi esponenziali. Ogni macchina ha vita limitata e, superati gli obblighi di manutenzione, alla fine va comunque sostituita. In generale non si opera in un vero e proprio contesto di efficientamento energetico. Sono importanti i dettagli si, ma importante è anche la consapevolezza che agire su un “malato” con piccoli interventi alla fine risulta essere solo un palliativo alla lenta agonia. Necessari rimangono comunque controllo e monitoraggio, più importanti dell’intervento stesso in quanto le condizioni al contorno non sono costanti.

Una buona “educazione energetica” aiuta ad assumere comportamenti corretti e adempiere alle giuste iniziative. È importante mettere a bilancio non solo quanto si produce ma anche l’energia che occorre per farlo e come gestirla al meglio. Un edificio civile può essere bello architettonicamente o un’azienda essere leader nel suo settore ma se questo comporta dispendi energetici spropositati o non coerenti con il fabbisogno allora è il momento di rivedere qualcosa. È anche il caso delle pubbliche amministrazioni dove insieme agli interventi sulla illuminazione occorrerebbe intervenire a tappeto anche sugli impianti termici, ormai inadeguati e obsoleti e dagli ingenti consumi, spesso aggravati dal fai da te della introduzione di stufe, stufette e climatizzatori in pubblici uffici laddove il sistema non garantisce più un idoneo comfort.

Senza scomodare personaggi come Leonardo Da vinci o Lavoisier o Albert Einstein o il più vicino Tesla, che sull’energia e dell’energia hanno definito concetti importanti, è indiscutibile comprendere che oggi l’energia è un bene da tutelare. La realtà energetica assegna oggi all’energy manager il ruolo che quegli scienziati hanno avuto ai loro tempi.

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