Efficientare conviene sempre di più: i dati della Commissione UE

di Jacopo Romiti

Realizzare azioni di miglioramento dell’efficienza sul riscaldamento degli ambienti e sulla produzione di acqua calda porterebbe ad un risparmio di circa 54 milioni di tep, ben 21 milioni in più rispetto alle stime 2021 in virtù dei rincari del gas. È quanto emerge dall’aggiornamento del “Technical assistance services to assess the energy savings potentials at national and European level”, report della Commissione UE pubblicato nel 2021.

Come FIRE stiamo seguendo con attenzione il dibattito innescato dalla proposta di Direttiva europea Energy Performance of Building Directive e sul tema della riqualificazione energetica degli edifici abbiamo recentemente rilasciato un supplemento dedicato della nostra rivista Gestione Energia. Intanto in questo articolo l’ing. Romiti affronta il tema alla luce di quanto emerge dal Report UE.

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L’Unione Europea è entrata nel II trimestre del 2023 lasciandosi alle spalle un biennio intenso durante il quale la propria sicurezza energetica è stata minacciata    dall’esplosione dei prezzi delle materie prime dopo la pandemia e successivamente dalla necessità di attenuare la dipendenza dagli idrocarburi russi per motivi geopolitici. A partire dal 2021, le istituzioni comunitarie e nazionali hanno reagito a questa doppia crisi adottando piani di diversificazione degli approvvigionamenti e di accelerazione della transizione energetica, che hanno prodotto risultati più o meno efficaci. Per l’Italia, se da un lato la dipendenza dal gas russo è stata notevolmente ridotta rispetto a due anni fa, dall’altro persistono le difficoltà di trasformazione della strategia energetica nazionale nella direzione delle rinnovabili. Uno degli effetti meno noti e meno analizzati della crisi energetica europea del biennio 2021-2023 è l’incremento della convenienza economica degli investimenti in efficienza energetica.

Nel 2021 la Commissione UE ha rilasciato un interessante report intitolato “Technical assistance services to assess the energy savings potentials at national and European level”, nel quale veniva effettuata una valutazione del potenziale tecnico ed economico di risparmio energetico al 2030 nei 27 Paesi UE, considerando l’attuazione di programmi di efficientamento nell’industria energivora, nel settore residenziale, commerciale e dei trasporti su strada. Il potenziale tecnico è la misura dell’efficacia di un programma di efficientamento (comprendente una serie di azioni di miglioramento dell’efficienza) che non considera gli indicatori economici come VAN, TIR e tempo di ritorno. Per contro, il potenziale economico valuta il risparmio di energia che si può conseguire ricorrendo esclusivamente ad azioni convenienti, laddove per “convenienza” si intende che è più economico risparmiare 1 kWh di energia, piuttosto che acquistare quello stesso kWh dai fornitori, su un orizzonte di 30 anni.

Nella valutazione di due anni fa, il potenziale tecnico totale di risparmio energetico al 2030 ammontava a poco più di 200 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), pari al 22% dei consumi energetici finali previsti nello scenario business-as-usual (come riferimento si è scelto lo scenario del 2016 di Eurostat). Passando all’equivalente economico, nel report 2021 si stimava un potenziale di risparmio di 137 milioni di tep pari al 15,5 % dei consumi energetici finali attesi al 2030 nello scenario di riferimento.

Lo scorso febbraio, la Commissione UE ha reso disponibile un aggiornamento del report del 2021 intitolato “Update on energy price assumptions on economic potential savings” in cui i risultati della modellazione sono stati rivisti sulla base di quanto accaduto nell’ultimo biennio. Da questo aggiornamento si evince che, se il potenziale tecnico è rimasto pressoché inalterato, il potenziale economico ha fatto registrare un notevole balzo in avanti passando da 137 a 167 mln di tep, al 2030, quasi il 19% dei consumi finali attesi per quella data nello scenario base.

A trainare questo aumento del potenziale economico degli interventi in efficienza vi è il settore residenziale: il potenziale economico di risparmio dei piani di efficientamento in questo settore in due anni è passato da 36 a 58 mln di tep. L’aggiornamento del report dimostra che realizzare azioni di miglioramento dell’efficienza sul riscaldamento degli ambienti e sulla produzione di acqua calda porterebbe ad un risparmio di circa 54 milioni di tep, ben 21 milioni in più rispetto alle stime 2021 in virtù dei rincari del gas. I risultati sopra elencati delineano un quadro chiaro, in cui non è mai stato così conveniente investire in efficienza energetica, specialmente nelle abitazioni e specialmente nelle tecnologie che permettono di ridurre la domanda di energia per la climatizzazione interna (l’isolamento termico, l’abbattimento delle perdite ecc.) e di produrre acqua calda senza usare il gas naturale (le pompe di calore, il solare termico ecc.). Come FIRE stiamo seguendo con attenzione il dibattito innescato dalla proposta di Direttiva europea Energy Performance of Building Directive e sul tema della riqualificazione energetica degli edifici abbiamo recentemente rilasciato un supplemento dedicato della nostra rivista Gestione Energia.

L’assioma per cui se aumentano i prezzi dei combustibili e dell’energia elettrica allora diventa più conveniente investire per efficientare (ovvero per ottenere un risultato uguale o superiore consumando meno) può apparire scontato ma in realtà non lo è, soprattutto se si considera la scarsa attenzione che le iniziative comunitarie hanno sempre riservato all’aspetto prestazionale delle tecnologie (preferendo concentrarsi sulle fonti di alimentazione). Una dimostrazione in tal senso si è avuta quando, in sede di erogazione della terza rata dei fondi per il finanziamento del PNRR, l’UE ha manifestato perplessità in merito ai progetti sulle reti di teleriscaldamento servite da impianti di cogenerazione ad alto rendimento (CAR) alimentati a gas naturale solo perché, appunto, funzionano con un combustibile fossile, non tenendo conto dell’elevato rendimento della tecnologia rispetto alla generazione separata (a tal proposito FIRE ha promosso un appello specifico alle istituzioni nazionali per sostenere la produzione combinata di calore ed energia elettrica).

Alla luce di questi dati, appare superfluo ricorrere alla fin troppo abusata citazione di Winston Churchill per far capire quanto sarebbe imperdonabile sprecare la crisi (o per meglio dire la nuova normalità) che da due anni ha investito l’Europa e l’Italia sul fronte energetico. Occorre tenere conto del rafforzato potenziale economico degli investimenti per assegnare all’efficienza energetica e ai rendimenti delle tecnologie la giusta importanza nel vasto quadro della transizione energetica. L’urgenza di un tale passaggio è stata ulteriormente confermata dalla pubblicazione del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC nel quale si evidenzia l’importanza dell’uso razionale delle risorse (energetiche ma anche idriche) e dell’efficienza degli edifici e dei processi per la mitigazione dei cambiamenti climatici. FIRE continuerà ad impegnarsi in tal senso con le sue attività di sensibilizzazione e di diffusione della cultura dell’efficienza a tutti i livelli. Tra le attività già in calendario si ricordano: la pillola di efficienza energetica “La cogenerazione e la CO2 : da un approccio sitologico ai contributi esterni” di domani 18 aprile, il webinar “I Sistemi di gestione dell’energia: un trampolino per il futuro” organizzato da FIRE con il supporto di Enel X previsto per il 20 aprile e l’Ottava Conferenza Nazionale SECEM del 9-10 Maggio a Rimini.

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