Diagnosi energetica: un modello flessibile verso la sostenibilità

di Luca Berra, EGE SECEM

La diagnosi energetica può aiutarci a raggiungere gli obiettivi di transizione energetica e decarbonizzazione del parco edilizio e industriale le cui scadenze, in particolare in Europa, sono sempre più vicine nel tempo.

In questo articolo Luca Berra, EGE SECEM,  affronta il tema della flessibilità, riportando un caso pratico. “Per garantire maggiore flessibilità al modello di diagnosi, utilizzato per elaborare la situazione prima e dopo un intervento di efficientamento energetico” evidenzia l’arch. Berra “può essere utile adottare un approccio basato sull’idea di un albero dei vettori o, meglio ancora, di una rete.”

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La partecipazione all’ottava conferenza SECEM, svoltasi a maggio, ha rappresentato un momento di grande arricchimento professionale per coloro che si occupano di gestione dell’energia e di progettazione sostenibile: gli argomenti più dibattuti sono stati la decarbonizzazione, la generazione diffusa e l’autoconsumo, nonché l’approccio da adottare verso queste sfide, sintetizzato nel concetto di “flessibilità”, tema che ho approfondito nel caso studio presentato ai colleghi EGE durante l’evento.

Per garantire maggiore flessibilità al modello di diagnosi, utilizzato per elaborare la situazione prima e dopo un intervento di efficientamento energetico, può essere utile adottare un approccio basato sull’idea di un albero dei vettori o, meglio ancora, di una rete.

Diagnosi energetica flessibile: un caso pratico

Prendiamo in considerazione un caso reale relativo a un sito industriale dotato di due punti di consegna per il vettore energia elettrica (POD) e un unico punto di consegna per il vettore gas metano (PDR). Il flusso di energia si distribuisce su una rete in cui i nodi sono: i punti di consegna, gli elementi tecnici intermedi e le relative utenze, i sistemi di generazione dei vettori tecnologici e le utenze, nonché i sistemi di autoproduzione, i nodi di interscambio e le utenze degli stessi.

La flessibilità in un modello di diagnosi energetica offre diversi vantaggi tra cui: cambio del vettore energetico, modifica dei fattori di conversione, riorganizzazione della rete, integrazione di tutti i servizi tecnologici, confronto in tutti i nodi tra dati simulati e misurati.

I totali della situazione ante si ottengono dalla sommatoria dei consumi di tutti i nodi che sono collegati ai punti di alimentazione. A partire da questa condizione vediamo due diverse simulazioni.

Interventi di efficientamento senza riorganizzazione della rete

La situazione post intervento include diversi interventi: nello stabilimento A si implementano l’isolamento, l’installazione di un nuovo impianto, l’integrazione dei generatori di calore con pompe di calore e la sostituzione degli apparecchi illuminanti, mentre nello stabilimento B si procede con la sostituzione di alcune macchine utensili, il recupero termico dal sistema di ventilazione e l’aumento di potenza del fotovoltaico.

Ulteriori interventi di efficientamento e unico POD virtuale

Il modello ha consentito una simulazione con un POD virtuale che collega tutte le utenze. Grazie all’inerzia termica dei due edifici A e B, è stato ipotizzato un diverso profilo di gestione dell’impianto termico. Questa modifica permette di: distribuire l’energia autoprodotta in tutto lo stabilimento, migliorare il tasso di autoconsumo, ridurre la quantità di energia elettrica ceduta alla rete e ottimizzare i tempi di recupero dell’investimento.

Per approfondire i dettagli del caso pratico: https://bit.ly/43Sawhj

 Sostenibilità: non solo efficienza energetica

La diagnosi energetica può aiutarci a raggiungere gli obiettivi di transizione energetica e decarbonizzazione del parco edilizio e industriale le cui scadenze, in particolare in Europa, sono sempre più vicine nel tempo.

Ritengo però importante sottolineare che per realizzare quella ambizione di “sostenibilità” che guida le nostre comunità sociali e personali è fondamentale la rilevanza di altri aspetti “extra-energy”, quali:

  • benefici non energetici delle riqualificazioni: sicurezza antincendio, emissioni, vettori non energetici, salute, benessere, qualità della vita, economia circolare, impatto sul territorio, ecc.;
  • strumenti e tecniche per una pianificazione “complessa” delle attività;
  • gestione dei progetti, programmi e portfolio che la realtà aziendale cui si ispira il caso pratico presentato sta iniziando ad utilizzare per gestire il suo business (ad es. ISO 21502: 2021);
  • valorizzazione della componente umana, con particolare attenzione alla parità di genere e all’inclusività.

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