di Jacopo Romiti
La conversione del decreto-legge del 17 maggio 2022 n. 50 (c.d. “Decreto Aiuti”), avvenuta mediante pubblicazione in GU della Legge n.91 del 15 luglio 2022, ha tramutato in legge dello Stato alcune novità nel quadro incentivante Impresa 4.0 per la transizione digitale. La principale riguarda la maggiorazione del credito di imposta per i beni immateriali 4.0 che per il 2022 passa da 20 a 50%. Si tratta di una scelta significativa da parte del Governo che il legislatore ha inteso confermare: per la prima volta dal varo del Piano Nazionale Industria 4.0 (legge 232/2016) è riconosciuto a software, sistemi, piattaforme digitali e applicazioni un credito di imposta maggiore rispetto a quello previsto per le macchine (40% per il 2022 e poi a scendere per gli anni successivi).
L’innalzamento dell’aliquota si è reso necessario per adeguare il quadro incentivante alla complessità della situazione attuale, completamente diversa rispetto a quella del 2016, e per fornire alle imprese uno strumento per affrontare le sfide del caro energia e della ripresa post pandemia. L’intervento normativo sana un’anomalia del meccanismo, il quale per facilitare la digitalizzazione dell’industria anacronisticamente premiava di più gli investimenti in macchine utensili rispetto a quelli riconducibili ai paradigmi IoT o cloud computing.
Riconoscere un credito di imposta pari al 50% di quanto investito per acquistare o sviluppare un software di progettazione, una piattaforma per la gestione dei dati o per il monitoraggio dei parametri produttivi, significa offrire alle imprese (soprattutto quelle piccole e medie) un incentivo utile a muoversi verso la digitalizzazione dei processi produttivi e della logistica.
Le imprese sono chiamate a sfruttare questa opportunità per incrementare la competitività e l’efficienza dei cicli produttivi trasformando digitalmente anche i prodotti per renderli sempre più interconnessi. Ciò sarà possibile solo dotandosi delle tecnologie abilitanti già disponibili come Big Data, Internet of Things, Realtà Aumentata, Cloud Computing, Intelligenza Artificiale e Machine Learning. Vista la struttura del sistema italiano (costituito da PMI a conduzione familiare con scarsa penetrazione di tecnologie digitali), la sfida appare particolarmente dura da vincere ma al tempo stesso non rinviabile.
Negli ultimi 10 anni, tutti i Paesi UE hanno avviato programmi di sviluppo 4.0 che non hanno ancora sprigionato tutto il loro potenziale in termini di crescita economica e creazione di nuovi posti di lavoro. Gli studi di settore parlano di impatti significativi: il Boston Consulting Group nel suo rapporto del 2015 Industry 4.0 – The Future of Productivity and Growth in Manufacturing Industries stimava che per la sola Germania (Paese che per primo varò un proprio piano di incentivi), la transizione digitale secondo il paradigma 4.0 avrebbe creato 390mila nuovi posti di lavoro entro il 2025 e migliorato l’efficienza della produzione manifatturiera del 6-8% all’anno.
A livello europeo manca ancora una regia unica che uniformi gli obiettivi dei singoli piani e fornisca strumenti comuni per raggiungerli. Tra le maggiori difficoltà riscontrate vi è sicuramente la mancanza di figure professionali specializzate che ad oggi, vista l’età ancora tenera delle tecnologie abilitanti, non sono ancora disponibili sul mercato. In tal senso, nel 2019 è stato avviato il progetto europeo I4EU – Key competences for an European model of Industry 4.0 (www.i4eu-pro.eu) finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Erasmus+ e ideato per condividere buone pratiche e nuovi modelli di business, sensibilizzare sulle nuove tecnologie a supporto delle trasformazioni digitali a livello europeo e qualificare professionisti in grado di operare all’interno delle aziende europee, valorizzando le loro competenze digitali e potenziandole per le competenze chiave di Industria 4.0.
I principali risultati previsti da I4EU entro il 2022 (presentati sul sito ufficiale del progetto) sono:
- un Manuale conciso e pratico per tutti i professionisti che adottano/gestiscono/implementano soluzioni relative all’Industria 4.0;
- una raccolta di interviste, casi di studio e best practices sull’adozione del paradigma Industria 4.0;
- uno strumento online per misurare il livello di competenze digitali 4.0 delle imprese europee;
- un insieme di qualifiche professionali VET relative all’Industria 4.0, conformi al framework ECVET;
- un insieme di laboratori remoti o virtuali, per esperienze “hands-on” sulle tecnologie Industry 4.0;
- una raccolta di corsi per formare e qualificare professionisti.
I4EU costituisce il primo progetto comunitario che punta a guidare la transizione digitale dall’alto, andando oltre le differenziazioni nazionali.
Ciò detto, la maggiorazione del credito di imposta e gi strumenti messi a disposizione dal progetto comunitario I4EU non saranno probabilmente sufficienti per accelerare il processo di digitalizzazione in Italia. Innanzitutto, perché l’aliquota maggiorata per il momento è valida solo per investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2022 (con una proroga al 30 giugno 2023 se il bene è stato ordinato e se per lo stesso è stato versato un acconto almeno pari al 20% entro la fine dell’anno solare 2022). Tale scadenza potrà forse indurre le imprese ad investire in software entro la fine dell’anno per usufruire del credito senza però aver provveduto a formare adeguatamente le proprie risorse interne o acquisito nuove risorse specializzate (la cui disponibilità sul mercato è comunque ancora scarsa), determinando in tal modo un uso scorretto o parziale delle tecnologie acquisite e vanificandone il beneficio.
Appare quindi necessario ampliare l’orizzonte temporale degli incentivi, visto che la continuità del supporto è fondamentale per stimolare lo sviluppo del mercato. Conviene inoltre promuovere (o addirittura vincolare) l’effettuazione dei corsi di formazione per le risorse interne (a tal fine si potrebbero anche sfruttare gli strumenti messi a disposizione dal piano I4EU, il credito di imposta formazione 4.0 e gli altri fondi disponibili per la formazione aziendale). In questo modo sarà finalmente possibile sviluppare quella cultura aziendale e quegli strumenti software che possono realmente accelerare la digitalizzazione delle imprese.