Combattere il caro bolletta? Si può! Ecco alcuni consigli pratici

di Paolo Paglierani – EGE SECEM

Chiara Magnani – EGE SECEM

Che nell’ultimo anno il mercato energetico sia impazzito, portando repentinamente a prezzi di energia elettrica e gas estremamente volatili e fuori controllo, è tristemente sotto gli occhi di tutti. Cosa possono fare, allora, le imprese per correre ai ripari e cercare di passare la tempesta il più possibile indenni? Intanto pensare al monitoraggio utile per per limitare i danni e permettere una programmazione, anche ai fini del budget aziendale e della spesa energetica. E poi? Altri consigli pratici  sono dati  dall’ing.Paglierani e Magnani in questo articolo.

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Che nell’ultimo anno il mercato energetico sia impazzito, portando repentinamente a prezzi di energia elettrica e gas estremamente volatili e fuori controllo, è tristemente sotto gli occhi di tutti. Tensioni geopolitiche, dipendenza da forniture estere, straordinarie variazioni di domanda e offerta e cambiamenti climatici hanno fortemente influenzato il costo della materia prima energia, rendendo quasi impossibile prevederne l’andamento e portando la questione della spesa energetica preoccupantemente in cima all’ordine del giorno per molte aziende e famiglie.

In questo quadro di fortissimi aumenti e incertezza, per far fronte a costi più alti e a una maggiore esposizione finanziaria, i fornitori si sono trovati a dover aumentare i prezzi delle forniture, a ridurre le tipologie di contratto – eliminando, ad esempio, i contratti a prezzo fisso – e a richiedere altissime garanzie ai clienti finali.

Cosa possono fare, allora, le imprese per correre ai ripari e cercare di passare la tempesta il più possibile indenni?

Sono due le componenti principali che compongono la spesa energetica di famiglie e imprese: i consumi e il prezzo della materia prima. E su entrambi è possibile agire, anche in questo periodo difficile.

Se, come vedremo, per quanto riguarda il prezzo della materia prima, l’azione da compiere sarà soprattutto quella di monitoraggio, sui consumi possiamo avere un approccio più attivo, che miri a una diminuzione dell’energia utilizzata e a migliorare l’efficienza energetica della nostra azienda. Perché ogni kilowatt risparmiato è ben remunerato!

Il primo, fondamentale passo in questa direzione è avvalersi di una diagnosi energetica, o audit. Si tratta di un check-up completo dell’azienda, un’istantanea che permette di capire esattamente dove viene utilizzata l’energia e dove venga, o meno, sprecata. Un’accurata analisi, preferibilmente periodica, permette di individuare eventuali inefficienze, creare strategie correttive ad hoc e tenere monitorati la gestione dell’energia e i risultati di efficientamento raggiunti. Sono molte le azioni correttive possibili a seconda delle caratteristiche specifiche del sito di consumo analizzato, ma in questa sede vorremmo focalizzare l’attenzione su due interessanti possibilità: l’utilizzo di energie rinnovabili e l’adesione alle comunità energetiche.

Uno dei modi per ridurre la spesa energetica è quello di rendersi il più possibile indipendenti dalla rete di distribuzione, sfruttando le peculiarità del territorio circostante per autoprodurre energia grazie alle rinnovabili. Sebbene sia estremamente difficile soddisfare la totalità del fabbisogno energetico di un sito di consumo esclusivamente con l’energia prodotta da rinnovabili, questa, unita a delle buone pratiche di gestione dell’energia, permette nella maggioranza dei casi di abbassare sensibilmente la spesa energetica annuale.

 

A questo proposito, ricordiamo che, dal 2014, la diagnosi energetica è obbligatoria, su base quadriennale, per tutta una serie di categorie d’imprese, fra cui, ad esempio, le grandi imprese e le cosiddette imprese energivore. Anche in questo caso, pur di fronte ad una scelta obbligata, progettare audit annuali durante i quattro anni, invece di contemplare una sola diagnosi nell’anno di obbligatorietà, permette una migliore gestione dell’energia e un miglior controllo dei risultati ottenuti, in quanto consente di plasmare le soluzioni sulla base dell’evoluzione progressiva dell’azienda, monitorare la spesa energetica in maniera continuativa e spalmare eventuali investimenti su un periodo di tempo più lungo.

Per le aziende più piccole, invece, merita particolare attenzione la questione delle comunità energetiche, di cui spesso si sente parlare. Si tratta di associazioni fra imprese, esercizi commerciali e cittadini di una stessa comunità, che decidono di unirsi per realizzare insieme un impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile, con l’obiettivo di fornire energia ai propri associati ad un prezzo inferiore rispetto a quello dell’energia prelevata da rete. Un ottimo modo per abbassare i costi anche per quelle aziende che non riuscirebbero da sole a sostenere economicamente la realizzazione di un impianto per l’autoconsumo.

Ma cosa fare una volta ridotti i consumi, soprattutto ora che il mercato energetico sembra completamente fuori controllo?

In questo caso la parola d’ordine è: monitoraggio, monitoraggio e, ancora, monitoraggio.

Anche in un periodo di grande volatilità dei prezzi come questo e, anzi, forse oggi ancora di più proprio grazie alla straordinaria volatilità a cui stiamo assistendo, è possibile trovare delle finestre d’azione favorevoli. Non tanto per ottenere un buon prezzo nell’assoluto, quanto per limitare i danni e permettere una programmazione, anche ai fini del budget aziendale, della spesa energetica.

Prima di tutto occorre tenere a mente che il ricarico dei fornitori influisce solo per il 10% sul prezzo dell’energia: le due componenti che più influenzano la spesa conteggiata in bolletta sono il prezzo della materia prima e i cosiddetti costi passati, oneri definiti dall’Autorità e non negoziabili dai fornitori. Di conseguenza, per quanto confrontare gli spread, e cioè i guadagni, dei singoli fornitori sia una pratica sempre valida e da cui non si deve prescindere, ciò su cui bisogna concentrarsi maggiormente per poter raggiungere un risparmio significativo è il prezzo della materia prima.

I prezzi tendono a fluttuare durante l’anno anche in condizioni socioeconomiche normali, influenzati dalle stagioni, dalle festività, dalle variazioni di domanda e offerta, dalle condizioni metereologiche di un determinato periodo. Ancora di più possiamo assistere a queste variazioni in un periodo di grande volatilità come quello in cui viviamo. Grazie ad un attento monitoraggio del mercato, è possibile individuare i momenti in cui i prezzi sono più bassi e in cui si aprono piccole, ma significative, finestre di possibilità anche nel tipo di contratti offerti dai fornitori.

A questo proposito, come abbiamo anticipato poc’anzi, ad oggi per le aziende non esistono più contratti a prezzo fisso, che limitavano ai minimi termini il rischio d’impresa, a causa dell’impossibilità dei fornitori a garantire le stesse condizioni economiche per un lungo periodo. Tuttavia, è possibile rinegoziare o confrontare le condizioni economiche di fornitura di un determinato fornitore a fronte di un calo dei prezzi e, se il contratto di fornitura lo prevede, è possibile beneficiare di un’opzione di fixing.

Esistono, infatti, contratti di fornitura indicizzati che permettono alle aziende di fissare il prezzo per una certa quantità di energia, che può arrivare a coprire anche la totalità dei consumi, trasformandosi di fatto in contratti parzialmente o totalmente a prezzo fisso. Si tratta di contratti bilaterali, negoziabili con i fornitori e le cui condizioni variano da un fornitore all’altro: in questo caso, un accurato confronto fra le offerte di diversifornitori prima della sottoscrizione del contratto e un attento monitoraggio del mercato permetteranno di ottenere le condizioni migliori per il proprio profilo di consumo e di individuare i momenti più favorevoli per esercitare il diritto al fixing. Non ci si assicurerebbe, così, solo un risparmio rispetto a fornitori più cari e a periodi caratterizzati da prezzi più alti, ma si otterrebbero anche la riduzione del rischio e la possibilità di programmare e gestire la spesa energetica con più facilità.

La proliferazione di nuove componenti nella composizione del prezzo dell’energia e la conseguente sempre maggiore complessità delle fatture ha fatto sì che, oltre al monitoraggio del mercato, si renda necessario anche il monitoraggio delle bollette ricevute, in modo da verificarne la correttezza ed evitare l’addebito di spese non dovute. Basta pensare che, analizzando un campione di circa 1000 utenze nel periodo che va dal 2020 al 2021, in Energika abbiamo constatato che 3 bollette su 10 presentavano errori o imprecisioni, alcuni di entità anche molto elevata, in eccesso o in difetto, sull’applicazione delle tariffe.

In conclusione, il mercato dell’energia sta diventando ogni giorno più complesso ed è governato da variabili di difficile previsione. In questo contesto, le aziende hanno scoperto nel peggiore dei modi quanto sia importante avere una strategia energetica vincente: non basta più avere un atteggiamento passivo, bisogna sviluppare competenze ben precise e adottare una strategia proattiva, che permetta di trarre il massimo dalle condizioni di mercato.

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