Analisi del contesto energetico italiano alla luce del PNIEC

di Alessio Sbarra e Giuseppe Tomassetti

Come è ben noto con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’ efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2. A tal proposito, l’articolo di apertura della newsletter FIRE si pone l’obiettivo di fare il punto della situazione riguardo il contesto energetico italiano attuale. Per fare tutto ciò, è stato considerato il bilancio energetico redatto dall’Eurostat, schematizzando i consumi energetici, dei vari settori, per fonte e vettore energetico utilizzato.

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Come è ben noto con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2. A tal proposito, questo articolo si pone l’obiettivo di fare il punto della situazione riguardo il contesto energetico italiano attuale. Per fare tutto ciò, è stato considerato il bilancio energetico redatto dall’Eurostat, schematizzan- do i consumi energetici, dei vari settori, per fonte e vettore energetico utilizzato.

Secondo il Global Energy Review 2020 dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) nell’anno appena trascorso, a causa della pandemia, si è verificata la maggiore riduzione dei consumi energetici degli ultimi 70 anni. Si è sti- mato che la domanda mondiale energetica sia diminuita del 6% rispetto al 2019.

Facciamo, però, un passo indietro e andiamo a considerare i consumi energetici pre-pandemia. Nel luglio 2020 l’Eurostat ha pubblicato il bilancio energetico annuale, riferito al 2018, di tutti i Paesi della zona euro (il bilancio energetico italiano si trova a pag 108).

In Italia l’energia lorda, espressa in fonti, disponibile ammonta a 159,7 Mtep (milioni di tonnellate di petrolio equivalente), di cui il 79,3% proviene da combustibili fossili. Si precisa che l’energia lorda disponibile è data dalla somma di diverse fonti: combustibili fossili, FER (fonti energetiche rinnovabili), rifiuti non rinnovabili ed elettricità importata. La quota di elettricità generata da FER rispetto alla produzione totale di energia elettrica è pari al 39.8%; si ricorda che l’energia elettrica generata è diversa da quella consumata. La quota di energia elettrica importata dall’Italia è pari al 15% di quella disponibile per gli usi finali.

A questo punto ci focalizzeremo sia sugli usi finali energetici che le relative fonti e vettori impiegati. L’energia utilizzata per i consumi finali energetici è pari a 114,3 Mtep: 35,6 Mtep sono impiegati nel settore dei trasporti, 32 Mtep in quello residenziale, 24,3 Mtep nel settore industriale, 19,3 Mtep nel commercio e servizi, mentre la restante parte, 3,1 Mtep, in altri usi (prevalentemente agricoltura e pesca).

Prima di continuare, però, è necessario precisare il concetto di fonte e vettore energetico consumato, i quali rappresentano la porzione di energia che entra nel settore considerato; ad esempio il comparto residenziale consuma 16,5 Mtep di gas naturale, sia per riscaldamento che per altri usi, e 1,2 Mtep di calore prodotto dal teleriscaldamento; nei due casi si va sempre a soddisfare una domanda termica, ma nel primo entra gas naturale, che viene trasformato in calore tramite una caldaia, mentre nel secondo entra direttamente calore precedentemente ottenuto da un impianto di teleriscaldamento (sotto forma di vettore), il quale può avere utilizzato o gas naturale o un’altra fonte energetica, ad esempio recuperi o bio-combustibili.

Come si può notare il settore residenziale consuma più energia del settore industriale; i vettori energetici prevalentemente usati sono gas naturale e derivati del petrolio per il 58%, seguono FER ed energia elettrica rispettivamente per il 20% e 17%, infine si trova il calore fornito dal teleriscaldamento.

Le fonti e i vettori maggiormente utilizzati dall’industria sono rappresentati dai combustibili fossili per il 48% (gas, derivati del petrolio e coke usato dall’industria siderurgica) e dall’energia elettrica per il 41%, seguono poi il calore derivante da cogenerazione e le FER.
Il settore dei trasporti consuma prevalentemente derivati del petrolio per il 91%, seguono il gas naturale al 3,1% e le FER al 3,5% (bio-combustibili liquidi per trazione su strada); infine la restante parte è data da energia elettrica, prevalentemente per usi ferroviari e altri (tram, filobus, metropolitane, impianti a fune). Il trasporto su strada è la voce prevalente dei trasporti e di questa solo una piccolissima parte, lo 0,026%, è rappresentata da veicoli elettrici.
Tra il 2010 e 2018 si è osservato un andamento decrescente per quanto riguarda sia l’uso del petrolio e dei suoi derivati che di combustibili fossili, mentre vi è stata una ripresa del gas naturale e un incremento delle FER. Riepilogando, tra i settori che consumano più energia si trovano quello dei trasporti, residenziale e industriale; i combustibili fossili rimangono le fonti energetiche più utilizzate.

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