Proposte AICEP di modifica al D.L. Energia: le imprese energivore hanno bisogno di supporti finanziari e stabilità regolatoria

Intervista a Giuseppe Pastorino, Presidente AICEP (Associazione Italiana Consumatori Energia di Processo)

di Micaela Ancora

Proponiamo un’intervista al nostro socio AICEP, ed in particolare al Presidente Pastorino, su un tema importante, ossia, sul D.L. Energia che introduce, con l’Art. 3, una profonda revisione del meccanismo in vigore dalla fine del 2017 per renderlo conforme alle nuove Linee Guida per gli aiuti di Stato EU (le CEEAG del febbraio 2022).

Durante l’intervista, Pastorino sottolinea “Per adattarsi e partecipare alla transizione energetica le imprese energivore hanno  bisogno di supporti finanziari agli investimenti, ma anche di un quadro normativo e regolatorio chiaro e di lungo periodo, di stabilità e continuità negli obiettivi e nelle regole fondamentali di coerenza e convergenza tra le diverse policies“.

___________________________________________________________________________________

  • AICEP ha elaborato delle proposte di modifica sul D.L. Energia. Da dove nasce questa esigenza?

Le agevolazioni per le imprese “elettrivore” rappresentano un fondamentale strumento di difesa della competitività dei settori industriali ad alta intensità energetica italiani e, conseguentemente, di tutto il comparto industriale del nostro Paese poiché si tratta di attività che producono prodotti di base per moltissimi processi a valle. L’industria italiana soffre di un deficit strutturale di competitività a causa di costi energetici notevolmente più elevati rispetto ai competitors sia europei che extraeuropei; i prezzi più elevati, soprattutto per l’energia elettrica, sono dovuti sia al costo della commodity, sia agli oneri di sistema, in particolare per quelli destinati al finanziamento delle fonti rinnovabili.

Il D.L. Energia introduce, con l’Art. 3, una profonda revisione del meccanismo in vigore dalla fine del 2017 per renderlo conforme alle nuove Linee Guida per gli aiuti di Stato EU (le CEEAG del febbraio 2022). Probabilmente, con una gestione più attenta da parte del Governo ed una corretta interlocuzione con la Commissione EU, sarebbe stato possibile prorogare l’attuale sistema fino al suo naturale termine decennale, vale a dire al 2027. Invece ci troviamo costretti ad intervenire in grande fretta entro la fine di quest’anno per poter applicare le nuove regole a partire da inizio 2024 senza vere avuto la possibilità di un preventivo confronto tra le parti interessate che avrebbe certamente potuto rendere più semplice e costruttivo il processo di adeguamento. Anche in questo caso siamo riusciti a creare un’urgenza da risolvere sotto la pressione della fretta, laddove non era assolutamente necessario.

Il nuovo quadro definito dalle CEEAG introduce alcune modifiche nei settori ammissibili alle agevolazioni, nel complesso non particolarmente impattanti, la revisione dei limiti massimi degli aiuti, e quindi del valore delle agevolazioni per ciascuna impresa, anche in questo caso senza impatti significati nel loro complesso e in alcune situazioni addirittura migliorativi, e, infine, una serie di condizionalità, le cosiddette “green conditionalities”, a cui le imprese beneficiarie dovranno conformarsi per avere diritto alle agevolazioni. Proprio quest’ultimo aspetto è il più delicato perché la formulazione delle condizionalità è piuttosto generica ed imprecisa, con ampi margini di indeterminatezza che potrebbero determinare impegni e rischi non sostenibili dalle imprese.

La trasposizione nella normativa nazionale dei criteri generali introdotti dalle CEEAG dovrebbe proprio rispondere all’esigenza di meglio definire le modalità applicative contribuendo a creare un quadro di maggiore certezza per le imprese, eliminando le possibili ambiguità e mettendole nelle condizioni di programmare adeguatamente i propri piani di investimento, anche in ottica di miglioramento dell’efficienza energetica e di decarbonizzazione dei processi.

Il Decreto legge, così come proposto, ci sembra riproporre pedissequamente il testo delle CEEAG non contribuendo in alcun modo a chiarine e facilitarne gli aspetti più problematici ed, anzi, in alcuni casi aumentando il grado di incertezza per le imprese.

  • Come associazione, rappresentate i Gruppi Industriali che operano in settori ad alta intensità energetica. Di cosa hanno bisogno oggi queste aziende?

Le imprese energivore sono di fronte ad una sfida epocale: l’adattamento e la partecipazione alla transizione energetica, la trasformazione “carbon-free” dei loro processi produttivi, il rinnovamento dei loro prodotti per rispondere agli obiettivi di sostenibilità degli utilizzatori presentano un altissimo grado di complessità e la necessità di definire strategie precise e programmi di investimento complessi, molto costosi e ad alto contenuto di innovazione e di rischio. Tutto questo nel rispetto di vincoli e obiettivi stabiliti a livello UE, ma fortemente penalizzanti rispetto alla concorrenza globale. Per rispondere alla sfida, le imprese energivore hanno certamente bisogno di supporti finanziari agli investimenti, ma anche di un quadro normativo e regolatorio chiaro e di lungo periodo, di stabilità e continuità negli obiettivi e nelle regole fondamentali, di coerenza e convergenza tra le diverse policies.

Nel caso specifico, ad esempio, notiamo due aspetti non condivisibili nel disegno complessivo delle CEEAG e delle loro trasposizione nel DL 131: innanzi tutto si dovrebbe sempre tenere presente che le agevolazioni per gli energivori hanno l’obiettivo di preservare la competitività delle imprese sui mercati globali e di ridurre il rischio di rilocalizzazione; vincolarle a obblighi molto penalizzanti in termini di Capex e Opex rischia di annullarne completamente l’effetto riducendo ulteriormente l’attrattività del nostro sistema per gli investimenti industriali. In secondo luogo, si dovrebbe superare l’approccio “punitivo” che spesso sembra influenzare le policies per l’efficienza energetica. Essa rappresenta un valore ed un’opportunità per le imprese e moltissime di esse in Italia lo hanno colto da tempo come dimostrano gli importanti risultati raggiunti in molti settori. L’approccio basato su vincoli, obblighi e controlli non è certamente il più efficace per generare e far crescere la cultura dell’efficienza: in questo senso, ad esempio, siamo convinti che la promozione all’adozione di sistemi di gestione certificati sia ampiamente preferibile all’obbligo delle diagnosi energetiche.

  • Quali sono i punti principali delle proposte di modifica al D.L. Energia?

Siamo perfettamente consapevoli che la conformità alle regole europee è necessaria e che, a fronte di agevolazioni di notevole entità, le imprese debbano assumersi degli impegni coerenti con gli obiettivi generali di sostenibilità. La normativa nazionale però, a nostro avviso, dovrebbe avere la massima attenzione a mantenere gli spazi di flessibilità necessari a rendere compatibili i criteri generali con la vita reale delle imprese e con le scelte degli investitori e dei finanziatori.

Le criticità principali evidenziate nel testo del D.L. e per le quali abbiamo proposto degli emendamenti riguardano le condizionalità previste al comma 8 e le modalità di controllo di cui al comma 9.

Per il primo aspetto abbiamo proposto di introdurre alcuni chiarimenti che limitino la genericità di previsioni che rischiano di avere un impatto insostenibile per le imprese e di generare un quadro di totale incertezza. Contestualmente è necessario lasciare un sufficiente margine di flessibilità affinché il decreto ministeriale attuativo possa introdurre criteri e modalità operative compatibili con la vita reale delle imprese e con la gestione dei loro processi produttivi ed impianti.

Per quanto riguarda i controlli, riteniamo che non sia necessario definire meglio i limiti e le modalità dell’attività di controllo da parte di ENEA, ma soprattutto alle conseguenze per le imprese. Si devono prevedere dei percorsi di adeguamento con tempistiche condivise e adeguate gradualità e limiti nelle conseguenze in caso di inadempienze parziali o addirittura di carattere meramente formale. Si tratta di un tema estremamente sensibile, che dovrà essere ben definito in sede di decreto attuativo, ma per il quale il D.L. dovrebbe già creare le corrette condizioni di riferimento.

Inoltre abbiamo proposto di definire in modo più chiaro ed esplicito, coerentemente con la nuova Direttiva Efficienza Energetica UE, la posizione alternativa e non sovrapposta tra diagnosi energetiche e certificazioni energetiche con una valenza superiore per queste ultime proprio nell’ottica di uno sviluppo della cultura e delle politiche di miglioramento continuo nel campo dell’efficienza energetica industriale.

In ultimo riteniamo quantomai opportuno preveder una proroga dei termini per le diagnosi energetiche in scadenza nel prossimo dicembre in modo da dare l’opportunità alle imprese ed agli specialisti che le redigono di avere un quadro chiaro dei futuri impatti rispetto all’accesso alle agevolazioni elettrivori.

Leggi le Proposte AIGEP di modifica al D.L. Energia

Aggiungi ai preferiti : permalink.

I commenti sono chiusi.