Agrovoltaico: un connubio tra agricoltura ed energia

di Alessio Sbarra

L’agrovoltaico rientra nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il quale prevede di installare una capacità di 2 GW di impianti, finanziandoli con 1,1 miliardi di euro. Quali sono i vantaggi di questa tecnologia? Ne ha parlato Alessio Sbarra nella newsletter FIRE di fine giugno.

______________________________________________________________________________________

Nel 2020 la Commissione europea ha presentato il suo piano (Green Deal) per ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Per raggiungere il target del Green Deal, in Italia il 70% dei consumi elettrici dovrà provenire da energie rinnovabili; tutto ciò si traduce in almeno 65 GW di potenza da fonti rinnovabili, principalmente solare ed eolica, che dovrà essere installata a livello nazionale.

Uno dei principali svantaggi del solare ed eolico, oltre alla non programmabilità è l’occupazione del territorio; la densità energetica (Potenza/m2) di un impianto fotovoltaico (o eolico) è notevolmente minore rispetto ad uno convenzionale alimentato da combustibili fossili.

Una soluzione potrebbe essere quella di adottare dei sistemi agrovoltaici; cos’è l’agrovoltaico? È un sistema costituito da pannelli fotovoltaici montati ad una certa altezza da terra tale da consentire tutte le attività necessarie alla coltivazione del terreno sottostante.

In un sistema agrovoltaico i pannelli possono essere montati in una configurazione fissa oppure mobile, questi ultimi a loro volta si suddividono in due categorie: rotante su uno o due assi. Avere a disposizione un assetto ad inseguimento consente di ottimizzare sia la produzione elettrica che, in certi casi, la resa del terreno.

L’agrovoltaico rientra nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il quale prevede di installare una capacità di 2 GW di impianti, finanziandoli con 1,1 miliardi di euro.

È doveroso specificare che l’impianto deve garantire vantaggi agronomici. Un aspetto delicato di questi sistemi è proprio quello di mantenere inalterate le condizioni che consentono di ottenere una buona resa del terreno; uno degli aspetti più critici è l’ombreggiamento causato dai pannelli, che deve essere opportunamente valutato anche in base alla tipologia della destinazione d’uso del terreno.

Diversi studi affermano che, oltre a evitare il consumo di suolo, l’agrovoltaico limita l’evapotraspirazione dalle piante dal terreno riducendo il fabbisogno idrico. L’agrovoltaico è ormai un tema ben noto alla comunità scientifica, i primi studi risalgono al 2011.

In specifici contesti, l’agrovoltaico può contribuire ad aumentare la resilienza del settore agroalimentare; in uno studio, condotto dall’Enea in collaborazione con l’università di Piacenza del Sacro Cuore, è stata simulata la produzione di mais (non irriguo), per diversi sistemi agrovoltaici, sfruttando i dati climatici degli ultimi 40 anni; si è notato che l’ombreggiamento, fornito dai pannelli, abbia notevolmente favorito la produzione di mais in condizioni di siccità.

Tutte queste considerazioni valgono in base alla destinazione d’uso del terreno; un aspetto su cui si deve porre l’attenzione riguarda la tipologia di coltura che può essere intensiva (serre), oppure estensiva. In molti casi l’agrovoltaico è visto solo come un mezzo per installare un impianto fotovoltaico con il solo scopo di massimizzare la produzione di energia elettrica.

L’Enel ha recentemente mostrato interesse sul tema agrovotaico infatti ha avviato un censimento, insieme al Gse e all’Enea, delle aree agricole dove sarà possibile installare nuovi impianti.

Inoltre, l’agrovoltaico potrebbe trovare un ulteriore campo di applicazione: quello del power to gas (P2G), dove l’energia elettrica verrebbe impiegata per produrre idrogeno verde. In un contesto del genere avere un impianto ad inseguimento consente di ottenere un profilo di potenza più “piatto” tale da far sì che gli elettrolizzatori possano lavorare in condizioni più favorevoli.

Per concludere, quindi, è possibile affermare che un sistema agrovoltaico consente, in parte, di risolvere il “problema” relativo all’occupazione del suolo, poiché questo verrebbe destinato a più usi (energetici ed agricoli). Altro possibile vantaggio riguarda l’aumento della resilienza del settore agricolo ai cambiamenti climatici, i quali porteranno inevitabilmente all’aumento di periodi di siccità.

Aggiungi ai preferiti : permalink.

I commenti sono chiusi.